Alessandra Calabrese: in genio veritas!... Ma non si diceva in vino? Nono. Parola di Marchese. By Maria Marchese
Oggi vi porto nell’universo della prima Pulcinella donna, interpretata da Alessandra Calabrese, dove la donna si manifesta in tutte le proprie sfumature, umane e divine. Ubriache più d'arte che di vino (entrambe), ci conosciamo all’evento ischitano Quel Di... Vino Gusto del Cinema , il cui mediatore è stato l’ organizzatore di Ischia Film & Art Festival “Luchino Visconti” Massimo Zivelli.
A cura di Maria Marchese
L'attrice teatrale Alessandra Calabrese in due performance in cui interpreta "La prima Pulcinella" |
Pulcinella irrompe.
Quando “Pulecenella”, alias Alessandra Calbrese — sì sì proprio una lady partenopea e non un piccolo pulcino dal naso adunco o un contadino di Acerra, tanto meno Maccus, il servo dal naso lungo ed il viso bitorzoluto (queste le supposte origini della maschera napoletana, il cui costume, come lo conosciamo oggi, fu inventato, nell'800, dall'attore teatrale, drammaturgo e regista Antonio Petito)— piomba nel convivio – proprio dentro, arrivando come il suono di una chitarra elettrica in una sonata al pianoforte di Beethoven, come un imprevisto incomprensibile, destabilizzante… sarà cosa buona o infausta? —, tutti si guardano attorno disorientati, per capire da dove possa provenire quello scalpitio legnoso — eeeellla Marchese la poetessa —, deciso, quasi fastidioso, e quella parlata urlata.
Insomma, l’intervento della Calabrese porta un istante di panico, perché l’imprevisto, si sa, destabilizza.
Il 10 Settembre, infatti, stavamo bellamente concludendo l’evento ischitano “Quel di… vino Gusto di cinema”, e lei appare in quel modo: ebra, maga, delirante.
Mi riprendo da un primo momento di smarrimento — ma anche paura, lo confesso, tipo scappo o resto? —, e cerco di capire cosa stia urlando, tra un colpetto e l’altro di zoccoli al parquet, sorseggiando un calice di buon vino.
È donna verace Donna Calabrese, si sente, di una veracità viscerale, antica, quanto la tradizione napoletana.
E se messere Pulcinella indossa un pantalone, pur serbando una natura ermafrodita, la Calabrese lo interpreta — ed è la prima in assoluto — riponendo il pantalone nell’armadio, per indossare la gonna.
La Calabrese è, dal 2017, l’archetipo di Pulcinella in pink, portando sui palchi una genialità teatrale ricca di sfumature, tutte quelle che appartengono alla donna.
Ed è proprio quel genio a rapirmi, quegli occhi fiammeggianti che ammiccano da sotto la maschera e che attanagliano i miei, li serrano, nell’”ebritudine” di quel suo mongolo — proprio scritto di suo pugno — tra magia e quotidiana follia, perché per il genio la follia è quotidiana, con una leggerezza briosa, carica di entusiasmo, eppure così profonda.
«Un giorno o l’altro - egli confidava ad Arlecchino – taglio la corda».
E così fece, ma non fu di giorno. Una notte egli riuscì a impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio, tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi, e propose ad Arlecchino: «Vieni con me».
Le favole al telefono Gianni Rodari
Alla stessa maniera, Alessandra Calabrese recide i legami con la storia che lega Pulcinella ai calzoni — e all’idea maliziosa che " Tu si' na cosa grande ” di G. Pesce, installata nel cuore di Napoli, assomigli ad un fallo? Glielo chiederemo…! Intanto la gran cosa dell’artista ligure ora indossa un abito femminile anziché il bianco classico indossato inizialmente, come l’orchestra tutta rosa presente dall’inaugurazione —, fuggendo.
Lo fa dapprima con l’associazione Jeu de Dames (nata nel 2004) – ben cinque, dico 5 donne: Evelyne Bonazza, Alessandra Calabrese, Marisa Casciaro, Giada Grandinetti, Monica Rovito — interpretando sul palco storie intense come “Leggenda e cunto di Colpasece” — non quella siciliana pittata da Sir Guttuso —, “Lazzi buffoneschi”, “La cuoca sorcia”, “Il Canto dell’Angelo”, “Il re Carnevale, il castello e le fate” …
La locandina di uno degli spettacoli di Alessandra Calabrese |
Mettiamo a nudo Alessandra Calabrese…
Nooo… : non è uno spettacolo a luci rosse! Ahahah
Alessandra Calabrese si laurea con lode — perdindirindina! Aggiungo — in Scienze della Comunicazione all’UNISA, consegue il diploma di Mimo e attrice lirico-concertista, ottiene la qualifica di esperto in regia cinematografica, si iscrive alla SIAE come autrice. Tiene corsi di voce, respirazione e gestione dell’ansia e laboratori teatrali...
— Non vi basta?! —
Torniamo alla Pulcinella di “Quel Di… Vino Gusto del Cinema “ con la Marchese
Insomma… ero lì, dapprima impietrita, poi, in quegli occhi vedo la pira — ma il fuoco non è orrendo — che mi travolge in uno stato rapinoso, laddove una donna è santa e putt… ops! meretrice, regina degli stracci, quindi, opera d’arte, di una vita in cui danza con spiriti, spiritelli, femmine e maschi, li seduce, consola, ci gioca… — entrambi — professa e profana, profuga e indigena, testimone dell’arte e del genio teatrale.
Se “In vino veritas”, allora verità, a “Quel Di… Vino Gusto del Cinema”, è genio, sregolatezza, sfacciataggine, è una lusinga, come solo una donna la sa fare: amena o, all’opposto, diretta come un ceffone.
Volete sapere se mi sono ubriacata?
Ve lo dico: “Alla prossima by Maria Marchese”
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