Eros e Metamorfosi: il linguaggio sensuale di Maria Marchese Di Giorgio Borzellino Fellini - Filosofo

Oggi è il filosofo siciliano Giorgio Borzellino Fellini a descrivere e la figura e la penna dell’artista e musa comasca Maria Marchese. L'esteta sospende Maria Marchese, le cui origini da parte di padre sono, peraltro, siciliane, in uno spazio che determina l'iconografia della Musa, tanto irraggiungibile quanto concreta, antica – sacra – eppure quanto mai necessaria ed attuale, oggi.

Borzellino “ragiona” sulla bellezza dell’eros che Maria Marchese vivifica come presenza femminina riflessa di sé, dove il mascolino è il complice e l’amore; l’inanellamento giocoso delle parole operato da Maria Marchese, inoltre, ascende con una tensione continua diventando immaginario plastico scolpito tra i sensi – colore, suono, sapore, profumo e pelle – dove il lettore percepisce/ subisce una fascinazione ed un coinvolgimento che smuovono la parte primitiva ma anche quella liturgica, quella del possesso carnale ma anche della venerazione…
E quando si parla di Maria Marchese è d’obbligo “ca va sans dire”.

L'artista  poetessa, scrittrice, curatrice e critica d'arte, divulgatrice culturale e artistica, designer di accessori Maria Marchese
Maria Marchese artista comasca 

C'è un punto in cui la poesia smette di essere parola scritta e diventa corpo, gesto, sguardo. Un punto in cui la critica d'arte non giudica, ma accoglie, mette al mondo, riconosce. Maria Marchese si muove in questo spazio sottile – tra ciò che brucia e ciò che illumina.
Poetessa, curatrice, fashion designer e artigiana del simbolo, la sua voce è insieme ancestrale e contemporanea: erotica come una preghiera detta sottovoce, tagliente come un frammento di vetro levigato dal tempo. In lei si incontrano le antiche sapienze femminili – l'ascolto, il tatto, la cura – e una modernità lucida, che rifiuta gli stereotipi e osa ricombinare gli elementi della creazione. Poesia, design, visione estetica e pensiero si intrecciano come rami di un’unica pianta. Non per decorare, ma per trasformare.

A sx "Chaturanga Haute Couture" dalla linea di borse gioiello frutto dell'ingegno e delle mani della stessa Maria Marchese con il maestro orafo e designer fiorentino Valerio Salvadori di Redó Florence 1989
A sx "Chaturanga Haute Couture" dalla linea di borse gioiello iconiche frutto dell'ingegno e delle mani della stessa Maria Marchese con il maestro orafo e designer fiorentino Valerio Salvadori di Redó Florence 1989

L’immagine stessa dell’artista – come appare in alcuni dei suoi scatti, elegantissima, audace, ironica e mai banale – è parte della sua estetica totale. Con un gioco sottile tra femminilità e potere simbolico, Maria Marchese mette in scena un femminile che non è mai ridotto a stereotipo, ma è sempre tensione, presenza, enigma. Il corpo, nei suoi versi e nelle sue visioni, non è mai superficie: è soglia. È il luogo in cui la parola si fa carne e la carne si fa rito.

Alcuni scatti dell'artista comasca Maria Marchese
Alcuni scatti dell'artista comasca Maria Marchese 

Nel suo lavoro di curatrice e critica d'arte, Maria continua questa ricerca di significato incarnato: le sue mostre non sono mai semplici esposizioni, ma spazi rituali dove l'arte incontra la confessione, l'alterità, il silenzio. Con la stessa attenzione al simbolo, Maria crea oggetti e accessori che non sono mai semplici oggetti, ma reliquie laiche, segni viventi di una visione. Ogni sua borsa, ogni sua scelta stilistica è un atto di scrittura, un gesto che racconta.

Da sx in alto: Maria Marchese all'Ischia Film&Art Festival Luchino Visconti 2025; sotto con l'artista beneventano Matteo Sarro; in centro con Anna Cristino per l'evento Avec plaisir; a dxcon Axl all'evento di F.Curletto per il Fuori Salone di Milano
Da sx in alto: Maria Marchese all'Ischia Film&Art Festival Luchino Visconti 2025; sotto con l'artista beneventano Matteo Sarro; in centro con Anna Cristino per l'evento Avec plaisir; a dxcon Axl all'evento di F.Curletto per il Fuori Salone di Milano 


L'archetipo del femminile nelle sue opere emerge come una forza ancestrale eppure intima. Non si tratta di un femminile pacificato, rassicurante, ma di un femminile tellurico, lunare, che abita la soglia tra il desiderio e la rivelazione. Come scrive nella poesia "Il mio nome":
"Grida il mio nome sulle segrete vesti / e ruba civettuoli consensi alle timide carni... / Spogliami!... con la tua voce / e io nasco ammantata di te."
Qui il corpo è invocato, non come oggetto del desiderio ma come soggetto di una rinascita. L'eros non è consumo, è liturgia.
Nel suo lavoro poetico, e in particolare in componimenti come "L’indice premei il dorato pomo" o "Osmose d'amour", l'atto erotico è narrato come sequenza musicale e sacrale. Le parole pizzicano il desiderio, accarezzano la pelle, ma al tempo stesso interrogano l'anima. Non c'è pornografia, ma una sorta di reverenza. Come in Bataille, anche in Maria l'eros è sacro perché ci espone al mistero dell'altro. Come in Givone, l'eros è etico perché ci chiama alla responsabilità dell'ascolto. Come in Girard, il desiderio è anche rischio, ma superabile attraverso la reciprocità e il riconoscimento.
Nel mondo simbolico, dare e ricevere diventano gesti reciproci di rivelazione. E la sessualità non è più solo un atto biologico, ma un linguaggio dell'anima.
Ecco perché Maria Marchese non è solo artista, ma è anche, per chi la legge e la osserva, una musa. Non nel senso romantico e passivo del termine, ma nel senso antico e sacro: è colei che ispira, perché con la sua parola e il suo corpo, con la sua estetica e la sua intelligenza, apre lo spazio del desiderio come spazio di verità.

A sx Maria Marchese con Mingo di Pasquale, protagonista della serie sull'autismo "il mondo di Pin"; ancora la Marchese con Anna Cristino e Maurizio Gagliano, esperto d’arte e founder di Mediterranea TV; a dx in alto la curatrice con alcuni artisti partecipanti al contest ischitano; in basso con l'artista ostunese Franco Farina
A sx Maria Marchese con Mingo di Pasquale, protagonista della serie sull'autismo "il mondo di Pin"; ancora la Marchese con Anna Cristino e Maurizio Gagliano, esperto d’arte e founder di Mediterranea TV; a dx in alto la curatrice con alcuni artisti partecipanti al contest ischitano; in basso con l'artista ostunese Franco Farina 

In conclusione, Maria Marchese è artista totale: poetessa del corpo e della soglia, critica d'arte che accende il senso, designer del dettaglio rivelatore. La sua estetica non separa mai forma e contenuto, bellezza e senso, eros e pensiero. In lei, l'arte non è un prodotto, ma un processo. Un invito a restare vulnerabili, sensuali, vivi. A riconoscerci in ciò che abbiamo scartato. A danzare, ancora una volta, sul crinale dove il desiderio diventa metamorfosi.
Chi incontra Maria Marchese, non incontra solo un’artista.
Incontra una visione.
E se sa restare in silenzio abbastanza a lungo da ascoltare,
potrebbe persino sentire la voce del femminile antico che, da dietro le sue parole,
mormora ancora:
“Non temere di cadere.
Io sono la soglia che danza.”




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