Al contadin non far sapere… : viaggio attraverso la pennellata succulenta di Remo Quirina. A cura di Maria Marchese
Al contadin non far sapere… : viaggio attraverso la pennellata succulenta di Remo Quirina.
Docente di musica e artista: Remo Quirina, alias Luca Boddi, trasforma la tensione dovuta ad un momento di smarrimento, cogliendone la parte costruttiva e maturando un sé artistico inedito e consapevole.
Remo Quirina alias Luca Boddi |
a
cura di Maria Marchese
— Ulalallala — mi sovviene osservando
le opere di Remo Quirina, ora, mentre una sorta di acquolina impregna le
papille gustative…
— Slurp —.
Ma facciamo un passo
indietro
Conosco Luca Boddi, alias Remo
Quirina, virtualmente, quando, dopo aver letto un suo post su fb, in cui
racconta un “misunderstanding con una provetta automobilista”, mi fingo quest’ultima
e commento l’aneddoto.
Scatta, così, una simpatica
sintonia, seguita da una telefonata…
Luca, allora, mi pare
confuso — e Remo con lui —.
Mi racconta la proprio
storia, le passioni, gli studi — Luca è sia pittore che musicista: “nasce con
pennello e flauto in mano”. Ma è anche macchiaiolo nell’anima, Guttuso lover e
De Chirico too.
Con la bici compie, sin da ragazzo, delle
scorribande tra i colli pisani per rubare da questi ultimi, come i toschi avi, i
segreti della luce e delle atmosfere e creare così la giusta laiason tra
realismo e sentimento —,… e lo scoramento — ahia! — per la situazione di un
paese — Ponsacco, la sua “terra natìa”— che sembra aver perso la propria
identità.
—Eccoci! — affermo — a
questo punto ritrovo pure Luca e Remo.
Osservando le sue opere, colgo
immediatamente e quelle influenze e quel disorientamento; vedo però questa
grande predisposizione alla ricerca che si traduce in una pennellata pregevole
ma non ancora identitaria — mi spiego meglio! Remo dipinge. Poi? Ci si domanda
chi sia, in realtà, Remo —.
Mi dice che ad un certo
punto ha sentito il bisogno di riannodare le fila delle proprie radici,
individuando nella cultura la soluzione necessaria a questo smarrimento — Remo,
quindi, studia, sfoglia, visita, impara…poi, però, si perde —.
— È incastrato tra quei nodi —
penso io. Gli suggerisco di lasciare andare tutto — ommmmmmmmm—.
— Tutta questa fatica per
riannodare —direte Voi — e tu “Sciogli le trecce ai cavalli? — ahahah… —.
Sì
— rispondo — infatti poi i cavalli corrono, le gambe ballano… —.
Torniamo
seri, ora.
C’è
un particolare che devo necessariamente raccontare: tra le opere del Quirina,
c’è una donna con un “derrière” straordinario — fortuna? Anche!... per la
madame e non solo — che mi suggerisce l’dea di un frutto maturo e carnoso,
vellutato
,
dignitoso, succulento, metafisico —… —.
Ne
parliamo lungamente…
Remo
inizia a condividere con me le sue opere e scambiamo opinioni quotidiane.
"L'amore perduto" (a sx in alto), "Venti contrari" — Remo Quirina |
Il
Quirina si dà alle nature morte —1,2,3,4… ops! —
Sorvolando
la “petit querelle” tra gli olandesi “still-leven” e “vie coye”, i tedeschi “Stillstehende
Sachen” e “Still-leben”, l’inglese Still-life o il francese “Nature morte” e
l’italiano “Natura morta”, in cui la disputa si traduce in “passaggio a miglior
vita”— defunto, forse si o forse no, memento morì peut-être — ahahah —, trovo la soluzione in Buscaglione
e nella sua Spaghetti a Detroit .
Mentre
il buon Fred perde l’appetito e piange — rischiando di diventare lui stesso una
natura morta —, il Quirina ritrova Lola e con lei si dà al pollo, pesce,
peperoni, uva…
Il Quirina ritrovato
Questo
periodo di transizione, vede un il ritorno di un Quirina consapevole: ciò che
avevo visto in quel fondo schiena diventa la cifra dell’artista pisano.
"Vita silente" (in alto), "La dignità del salame" (in basso) - Remo Quirina |
Conclusione
“Oncques
Deus ne fist tel mariage comme de poire et de fromage”, ovvero: “Dio non ha
mai fatto un matrimonio così riuscito come quello tra la pera e il formaggio”
Il
Quirina esordisce oggi con una pennellata che definisco “succulenta”; l’accostamento
tra quotidiano e assurdo, come quello
tra il formaggio e la pera, crea una tensione solo apparente che, all’opposto,
si risolve in un prodotto per gourmand.
Sono
tocchi brevi, quelli del Quirina, che rubano i colori e l’intensità di una
tavolozza mediterranea, creando poi una setosità vellutata ; sono segni
inquieti, invece, quelli del pisano, che sanno cogliere aspetti psichici,
rivisitando ogni forma.
La
laiason tra queste caratteristiche risulta vincente: l’occhio percepisce infatti
una realtà nettarea, colta nel punto di maturazione propizio. In essa, i sensi
si fondono, permettendogli di assaporare il meglio del dolce e dell’asprigno, di
addentare un boccone prelibato — Lola, una pesca o un amplesso, un sedere, un
frutto o una caciotta, un salame e la loro dignità… — altrove — dove è appannaggio
del fruitore .
E
oggi abbiamo salvato anche il buon Buscaglione ridandogli Lola, pere,
formaggio, matrimonio —Hahaha!
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