Axl switcha in black & white: la nuova serie “Sotto la pelle – Autoritratto dell’anima”
Nella nuova serie, Axl abbandona il colore, mostrandosi senza camouflage. È una scelta assolutamente vincente questo cambiamento improvviso di Alessandra Mangano che, in queste tele, mostra senza alcun dubbio una rinnovata mano, più matura e raffinata, ma anche nuove e inattese sfaccettature.
Nella foto in alto Axl. In basso le 3 opere della nuova serie "Sotto la pelle - Autoritratto dell'anima" : "Il viaggio", "La confidenza" e "Nel profondo". |
faccio — penso.
— Ale — dico — non ci riesco, non so…
Bip.
Qualche giorno
dopo arriva la notifica da Alessandra Mangano su WhatsApp e la apro:
— Il viaggio wip (work in progress) —.
— Urca! — penso — bella mano, grafica
ricercata. Ale ha acquisito più.
consapevolezza —.
Dopo qualche
giorno ancora arriva la foto de “Il viaggio” terminata.
— Nitida, diretta, convincente,
affascinante, esotica, esoterica. Il
colore? Passato.— penso.
Arrivano anche
le foto di “La confidenza” e “Nel profondo”.
(…
—
Nel profondo… erotica, sensuale,
“Manga-Mente Hokusaiana”,
nippo/black&white Beardsley -ana e… —
stop!
…)
Vi dirò poi
come Axl ha reagito a questa mia affermazione.
È nata, quindi, sotto “Sotto la
pelle – Autoritratto dell’anima”, e mentre leggo mentalmente il titolo guardando
le foto di questa trittica sequela vedo, altresì, una mano immaginaria che tocca la fronte, poi scivola sul plesso
solare, infine, … , Padre, Figlio, …, 3 presenze imprescindibili, un legame
paritario, una generazione, tanto terrosa quanto inafferrabile.
La mano che opera. Il colore?...
—
Ciao
Maria, allora? — chiede Ale.
La nuova serie di Axl "Sotto la pelle - Autoritratto dell'anima": da sx "Il viaggio", "La confidenza", "Nel profondo" |
Il viaggio
per Axl è partenza e porta imprescindibilmente ad un’evoluzione — giammai
restanza o tornanza, quindi — . Gli episodi di quest’ultimo rimangono impressi
come un tatuaggio. L’esistenza è un viaggio o meglio “Il viaggio”.
La prima opera
affonda nelle radici terragne di Alessandra Mangano fino a perdere la gravità, diventando
così visione che testimonia i suoi percorsi dell’anima.
Il
secondo autoritratto: Axl è La confidenza
In ogni frame del viaggio la costante di Ale è l’ascolto: il suo orecchio accoglie bisbigli e sussurri, la cui forza è nei loro contenuti. Le confidenze necessitano di fiducia, comprensione, silenzio, un’armatura per mantenere l’equilibrio, la capacità di trasformare il peso in leggerezza.
Il terzo
Autoritratto: Axl è nel profondo
La mente crea
spesso viluppi dove si annidano pensieri: lì, ci si può perdere ossessivamente
e rovinosamente. Axl trova la soluzione a questo groviglio nel cuore: lui può
fornire lo sguardo giusto per uscirne.
La mente
annebbia. Il cuore vede.
Sotto la
pelle — Autoritratto dell’anima
Alessandra
Mangano – Axl
Pelle e
tela, tela e pelle, la pelle di Ale Mangano è tela: su quest’ultima nascono i 3
step — così li chiamerebbe Axl — in cui lei si sintetizza e identifica.
“Sotto la
pelle” mostra quella mano benedetta e benedicente che, attraverso una sequenza
di gesti, chiama a ruolo un credo viscerale. È quella stessa mano che lo inocula
ssssotto la pelle, e quel pensiero ssss’insinua,
ssscivola, diventando liquido nero, sottile, che trascende l’epidermide — Ssssotto
— : un tatuaggio.
Toc, toc,
toc… tic, tic, tic… oltre 100 colpi al minuto: così, Apo Whang-Od, la più anziana mambabatok del mondo, usando un martelletto
di bambù aiuta la spina di una pianta di agrumi (Calamensi) intrisa di
inchiostro, una miscela di carbone e acqua in realtà, a forare la pelle — ahia! Direte voi. Ma è un dolore dalla voce
sacerdotale, intima —.
Con questa
pratica antica e minimale, l’ultracentenaria mambabatok, anche nota come Maria Oggay,
trasforma un corpo in vestale di valori simbolici — è ullalim , in cui
l'eroe guerriero Banna e si innamora della bella Lagunnawa, sono carne, mente e spirito che
fanno all’amore al suono di un tam tam, è il sangue che si trasforma in vino e
la cenere in araba fenice, è… —, in decolonizzazione estetica e
riappropriazione identitaria.
Alla veneranda età di 106 anni, Maria oggi “incide”
solo 3 puntini, 3 come le opere di Alessandra Mangano, come Padre, Figlio…
Tic,
toc, tam e Ale spinge una spina — verosimilmente quella del fico d’India de “Il
viaggio — e Lei, la pelle, cede e diventa arrendevole.
Il Black & White della Mangiano è un imperativo — Sbam! Come un pugno picchiato su un tavolo, una porta sbattuta — la cui forza spazza via il sonnifero cromatico.
— Quindi? — direte.
La
Mangano mostra una nuova maturità artistica e se la gioca de visu, senza barare!
Mette
sul tavolo infatti 3 opere pulite, dove la sua mano — quella benedetta,
benedicente, che picchietta Tic Toc, quella che mette e toglie cera e colore Ahahah!
—, solo declinando l’inchiostro — lei e il nero liquido, quindi, in una sfida o
un amplesso — impartisce pieni e vuoti nelle composizioni, minia ogni elemento
con un margine di errore pressoché nullo, gestisce l’intensità e l’importanza
degli attori…
Vi
sembra poco? Alessandra Mangano dosa sapientemente forza e delicatezza, così il
tratto, nitido e deciso, si contrae oppure espande, si infittisce oppure rarefà, inorgogliendosi
o scomparendo.
L’aspetto
simbolico rispecchia una ricerca meticolosa e confluisce lui pure in questo amplesso,
sposandovisi.
La
mano della Mangano allora risulta affascinante quanto la pianta del fico
d’India, tenace come le sue radici, durevole, coraggiosa e perseverante, e
dilettosa come il frutto, così succulento e carnoso, tanto da allietare i sensi
e non solo. È una mano felice come il fiore di loto, splendida nei suoi natali
fangosi, leggera come la libellula, mutevole come la cuauda pavonis,
equilibrata come il bonsai, profonda e complessa, come il polpo e i suoi abissi.
È
una mano orientaleggiante, che dell’oriente ha rubato la saggezza,
l’essenzialità ma anche una certa qual forma di sensualità.
A
questo punto vediamo come ha reagito Alessandra Mangano a questa mia
affermazione.
Da sinistra in alto —Nel profondo di Axl (particolare), Valentina di Guido Crepax), Take to ama di Hokusai, un'opera della serie Gheisha di Hokusai, La confidenza di Axl |
Nel profondo rewind
— Ale hai mai pensato a creare un’eroina manga? — gliela butto lì, ridendo.
— Eh? — fa Ale, ma immagino gli occhi aperti a palla.
— Non saprei, non l’avevo vista sotto questo aspetto — risponde Ale con tono morbido.
— Hai presente il polpo di Hokusai?
— Adoro! — ribatte senza esitazione.
— Allora vedi che non sono poi così lontana?
Nella
Mangano esiste anche questa sfumatura così femminile:
Odioso polpo! Mi togli il respiro succhiandomi alla bocca del
ventre! Ah! Sì…è…lì! Con la ventosa, la ventosa…! Lì, lì…! Finora era me che
gli uomini chiamavano polpo! Polpo…! Come fai…! Oh! Limiti e confini scomparsi!
Svanisco!”.
Questo
esclama la pescatrice in estasi di “Take to ama”. Hokusai fonde, in un unicum, la pescatrice e il polpo
che perdono le forme concettuali per esprimersi in un totale abbandono d’amore,
dove lui diviene lei e viceversa, in un giogo passionale che supera i limiti
del conformismo occidentale.
The peacock skirt (La piuma del pavone) di A. V. Beardsley, Il viaggio di Axl (particolare)
Per
certi versi, queste opere della Mangano possiedono una carica erotica squisita,
discreta, raffinata — come guardare una geisha, una donna d’arte, come il polpo
e la pescatrice, oppure come nelle controverse opere erotiche del brillante
illustratore Beardsley. — che si
insinua, confondendosi.
— Ale? Ci sei? — faccio l’occhiolino.
— Sì —.
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