— Shiiink! — ruggisce la lama della Cristino spazzando via un mondo femminoide — neo conio che non ci piace — : femminile, femmineo e femminino docet…e la Marchese anche.
Continua la sagra della spatola dell'artista barese Anna Cristino, a cui ho attribuito un'onomatopea che la descrive con sembianze umane: donna anch'essa, agisce guidata da un avvicendamento di pensieri ed emozioni senza filtri di alcuna sorta.
a cura di Maria Marchese
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L'artista barese Anna Cristino durante l'evento Gran galà della moda e l'opera protagonista di quest’ultimo. |
— Tes - oo -ro bello cosa ne pensi delle ultime opere? — mi scrive Anna Cristino ( la doppia o vuole ricordare la o aperta tipica dell’accento barese) — tesoro bello sarei io, seppure, per certi aspetti, possa apparire tremenda; forse sono un po’ come la sua spatola…—.
Bing! Bing!Bing!
Il telefono reclama la mia attenzione, quando le notifiche mi confermano che Anna ha inviato le foto. Vedo opere che profumano di fresco, vivide di colore ancora umido nei substrati, dove lei, la spatola, ha operato quei graffi che la contraddistinguono. Ma noto che qualcosa, rispetto alle opere precedenti, è cambiato…
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Tre opere di una prima stagione della Cristino |
Il mio è un occhio avvezzo per quanto riguarda le opere della Cristino: non è un caso, infatti, che abbia umanizzato il suo strumento sin dal primo momento. L’ho definita una spatola resiliente nell’opera Levante, capricieux et delicieux in Folie, tranchant, vulnerabile, affilata e, poi, perentoria, riflessiva…
— Vi sorprende che un “ferro del mestiere” possa essere tutto ciò? — vi chiedo .
Probabilmente molti di voi risponderanno affermativamente alla domanda, ma dal Marchesiolario — ahahah! — si legge:
Spatola di Anna Cristino: estensione dell’artista, di genere femminile, di materiale ferroso e di carattere volitivo, la cui personalità “malandrina” ruba i colori dalla tavolozza; li deposita frettolosamente sulle tele attraverso una gestualità spontanea, il cui crescendo dà vita a personaggi muliebri, volutamente dismorfici. In quell’anomalia risiedono virtù e difetti tipicamente femminili.
Un pennello, uno scalpello, un tubetto di colore sono, a tutti gli effetti, strumenti dei quali l’artista si avvale per “realizzare”; vi garantisco, però, che questa sensazione così immediata di simbiosi tra artista ed espediente mi è capitata molto di rado.
Torniamo alla Cristino, alle sue opere, a “madame spatolà” ed al cambiamento
Le opere della Cristino hanno sortito una fascinazione su di me, fin da subito, sia per l’impatto estetico, combinazione di diversi elementi, che per la subitaneità, la stessa che Anna ha nel reagire alle situazioni della vita — per intenderci, il tempo di reazione tra un fatto e la sua risposta è pari a 0, così, mentre una persona riflessiva pensa, soppesa, valuta… lei, in pratica, chiude, sentenzia o altro (non uso un “francesismo” che poco si addice ad una signora, perché di Signora trattasi, della serie “Quanno ce vo ce vo!”) — , e per la voracità con cui afferra il colore, lo sbrana e lo vomita sulle tele, pari alla fame di emozioni di Anna, che vive la propria vita di petto, senza sotterfugi o cerebralità arzigogolate, espedienti da azzeccagarbugli. Gli aggettivi che vi ho elencato prima mi sono venuti osservando ogni singola opera, ogni sua donna, perché la donna è protagonista assoluta delle tele dell’artista barese: l’universo è donna è il suo motto.
— Quindi Marchese, questa spatola è, oggi¿ — mi chiederete (da notare la finezza di quel punto di domanda rovesciato, inteso come deviazione rispetto al consueto, al previsto…)
La spatola è resultativa, risorgiva e quiescente.
Immaginiamo, concretamente, la Cristino con la sua arma in mano: prende il colore con la spatola, poi, lo libera sulla tela, in una sommatoria di gesti consecutivi, sempre diversi però. Come un flusso sotterraneo, dove l’acqua scorre ininterrottamente, tra ostacoli ed anfratti, che ne modulano la potenza, infine abbiamo la resurrezione, l’ascesa finale. Ripetete sillabando “re- sul- ta- ti- va” ed avrete l’effetto di queste azioni dissimili, sequenziali, scandite, che culminano nell’opera finita. Nella Cristino, la matericità e la gestualità sono passate dall’essere guidate da una frenesia disordinata, dove il desiderio di scoperta era bulimico, apparendo sulle tele come insieme di inspessimenti colorati grezzi diacronici, raccolti da queste anatomie dalle pelli turgide, ad un disegno tessutale che denota una relazione corpo e volumi raddolcitasi, segnale di un temperamento che ha imparato, o fatto propria, la capacità di creare un vero e proprio rapporto sintagmatico tra gli elementi. Il risultato estetico è visibile in una coerenza elegante ed in una minor spigolosità delle tessere del mosaico cromatico. Anche la campitura, quindi la stesura del colore operata dalla spatola, ha ora armonia e concordanza evoluitesi: i volumi derivano da segni inferti con una maturata consapevolezza. In ultimo, la Cristino ha sempre scartato l’uso del colore ad olio: ora esso interviene, con la propria fluidità melliflua e quella sua tipica lentezza, come atto distensivo, conclusione mai attuata in precedenza. Le opere serbavano in sè unicamente la tensione giammai lo stato di risoluzione e quiete.
È possibile allora percepire una sospensione dell’irrequietezza: la Cristino ora crea una zona di riposo, dove il pullulare degli umori si stabilizza. In questo spazio, si ravvisa quella lucentezza oleosa che interviene come sedativo di un processo veloce.
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Gli ultimi eventi dell'artista barese |
Anna Cristino attualmente è impegnata nella sua personale “Non chiamatelo Amore”, a Palazzo Diana (Ba) , visitabile fino al 26 Maggio, curata dall’associazione APS UNIVOX ETS, la cui presidentessa è Serena De Sandi, figlia dell’artista e testimone di un percorso personale “risorgivo e resultativo”, come le opere della madre. La Cristino ha da poco partecipato come artista selezionata all’ Evento “Gran galà della moda”, commistione tra alta moda ed arte, tenutosi all’ Hotel Saracen di Isola delle Femmine, a Palermo.
— La prossima spatolata della Cristino come sarà? — mi chiederete.
— Vi lascio col “ Shiiink” e con…
Alla prossima by Maria Marchese.
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