Mario Vespasiani “The gentleman” — C’è un nuovo supereroe molto gentle, altrettanto mystic e, perché no, anche fashion. Superman, Iromen, Spiderman … superati! Parola di Maria Marchese! L’universo di Mario Vespasiani, a Gentleman in the world of art. Di Maria Marchese


Oggi vi porto nell’universo del Maestro Mario Vespasiani: parallelo, di nicchia, incontaminato… una vera e propria oasi dove l’intelligenza non è artificiale.


Mario Vespasiani
Mario Vespasiani presso il Museo delle Medaglie d'Oro al Valor Militare d'Italia 




a cura di Maria Marchese



 

L’incontro con l’artista di Ripatransone


Qualche tempo fa, tra le mani di un addetto del settore arte, vedo un acquerello di Mario Vespasiani; l'art puntini puntini (metteteci quello che volete: curator, developer, influencer, critic oppure bla bla — ahahah! cattivona oggi la Marchese — direte Voi —;—  poi, più avanti, mi raddolcisco — vi rispondo) lo contestualizza come pop, per via dei colori, avendo invitato il noto artista ad inserire una propria opera nel contesto di una mostra internazionale dedicata all’artista pop per eccellenza.
Guardo l’opera del Maestro Vespasiani, un autoritratto, e, nello specifico, osservo proprio quei colori così ben modulati, impalpabili eppure percettibili chiaramente allo sguardo; esattamente quel percettibile non è da fraintendersi con chiassoso. Se pensiamo al termine pop — coniato dagli inglesi L. Fiedler e R. Banham nel 1955, con un esplicito riferimento ai fenomeni della comunicazione di massa, quindi, ai fumetti, ai rotocalchi, alla televisione, al cinema… per circoscriverlo, più precisamente nel 1960, riferendosi esclusivamente all’arte propriamente detta e indicando quelle opere che si ispiravano alla cultura popolare, intesa come cultura di massa —, rivolto al Maestro Vespasiani io dico e sottoscrivo “Nooooo”.


Torniamo all’acquerello di Vespasiani.

Nell’immediato, colgo la ricercatezza delle tonalità, così inusuali, vibranti, frutto di un’indiscussa indagine nonché sperimentazione, che mi colpiscono al punto tale che potrei paragonarle al suono potente ed irradiante di un triangolo — chitarra, arpa, violino no, eh Marchese? No… è un qualcosa di più elitario e se non lo sapete esiste anche un triangolista, che non c’entra nulla con Pitagora e le formule matematiche, più famoso al mondo; si tratta di Drew Hester, il percussionista dei Foo Fighters —: un vibrato naturale, dal suono potente ed irradiante.
I colori, intese come mescite, e le nuances, creati da Vespasiani possiedono la concretezza dello strumento metallico e del tocco e dell’incipit sonoro, così intensamente delicato, come la continuità quest’ultimo: il suono, infatti, perde quel lato fisico, la gravità, per propagarsi nell’aria, trasformandosi in un’ascensione leggera — pura levità —, che diventa presenza invisibile, ma significativa, laddove la ricerca umana si è spinta oltre l’immanente.
Vespasiani potrebbe suonare il Triangolo di Penrose — ullaaaa Marchese! — direte Voi —, che in realtà non è uno strumento musicale, ma ha ispirato diversi artisti come M. C. Escher  ; il suddetto, creato dall'artista svedese Oscar Reutersvard nel 1934 e indipendentemente inventato e reso popolare dal matematico Roger Penrose in un articolo del febbraio 1958, dove lo descriveva come l'impossibile nella sua forma pura, è un oggetto impossibile, ovvero può esistere solamente come rappresentazione bidimensionale e non può essere costruito nello spazio, poiché presenta una sovrapposizione impossibile di linee con differenti costruzioni prospettiche.

Oltre ai colori, quell’acquerello di Vespasiani…


Oltretutto, quel volto mi rimanda all’idea dell’” Ecce Homo”, da intendersi come legame con una spiritualità per pochi, quasi una sindone, dove di fisico c’è un vaga, sanguigna impronta, che testimonia una presenza umana e le atrocità che ha subito, il resto lo si respira, intuisce; di Vespasiani, però, percepisco un lato ameno.

Infatti, Vespasiani indaga sfere della conoscenza altre dalla geometria, si parla della mistica cristiana, dell’alchimia, delle leggi naturali e della sapienza orientale, suscitando interesse in studiosi di teologia, astrofisica, filosofia, antropologia…, oltre a compiere un profondo viaggio addentro — badate bene la differenza perché la più semplice delle preposizioni qui fa una magia di significato spettacolare: sbilancia la stabilità del ‘dentro’, un concetto spaziale comunissimo, trasformandolo in un concetto penetrante, di sfumatura radicalmente diversa, perché ci parla di profondità, di intensità… —  queste ultime e se stesso.



Qualche tempo dopo


Qualche tempo dopo, incontro una conoscenza comune, in un contesto del varesotto, e ne parliamo, promettendoci di far visita allo studio d’arte di Ripatransone. Come spesso accade, ci si perde di vista, ma continuo a condividere i miei articoli con quel contatto .
Pochi giorni fa, mi invita a approfondire nuovamente la personalità di Vespasiani e gli invio un vocale nel quale sintetizzo alcuni pensieri sul modus vivendi del Maestro.
Qualche ora dopo, mi scrive Mario Vespasiani per ringraziarmi delle riflessioni espresse — la tecnologia maledetta ma anche benedetta — : le jeux sont fait.

Un'opera del Maestro di Ripatransone Mario Vespasiani
Un'opera del Maestro di Ripatransone Mario Vespasiani 


 

Oggi


Mea culpa —  dovuta ad eccessiva discrezione — approfondisco solo ora la storia di Vespasiani, ma, durante una telefonata, trovo conferma che ciò che percepii, da un solo acquerello, aveva fondatezza.

Marchese occhio di lince! Ahahah

Quando parliamo di Vespasiani si parla di una storia antica, che trascende la data di nascita, databile a… chi lo sa; come vi ho accennato prima, le discipline a cui è devoto sono lontane dalle letture per divago. Inizia molto giovane, non ancora ventenne, ad esporre, vantando oggi esposizioni su tutto il territorio nazionale, tra gallerie, musei, luoghi di culto e contesti inusuali (presso i Musei Capitolini Roma, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, nella sede di Torino, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della stessa città… queste per citarne alcune); a 27 anni vince il premio Pagine bianche d’autore ed è presente nel libro “Fragili eroi” di Roberto Grimaccia; ha tenuto conferenze all’Accademia delle Belle Arti di Macerata, per essere stato uno dei primi ad aver creato una cifra stilistica che si è evoluta attraverso l’uso di nuovi materiale e recenti tecnologie; le sue opere sono state messe in dialogo con quelle di alcuni artisti italiani della caratura di M. Schifano, O. Licini, M. Giscomelli, L. Lotto — ed essendo una sostenitrice del Lotto, della sua personalità in po’ irriverente, di una sua certa spregiudicatezza compositiva (pensiamo all’ Annunciazione di Recanati  del 1534), dico —Chapeau! — ; per non parlare, poi, del progetto Araxis, opere tessute, dove rivoluziona il modo di concepire le sfumature dei colori, mediante una sovrapposizione di migliaia di fili, immaginandovi figure archetipe in divenire (la cui ritualità, quindi, si rinnova nel tempo); dal 2013 lavora al progetto Mara as Muse (come tutti i grandi artisti, anche Vespasiani ha al proprio fianco una musa ispiratrice, presenza femminina costante ma, a differenza di ciò che accade da mezzo secolo, ossia che “Siddonna” — neo conio Marchese — accendeva intuizioni e poi tutto finiva lì, Vespasiani e Mara testimoniano una relazione completa, fatta da intesa, devozione, complementari età quotidiane, documentata da foto, scritti, video… tanto da rendere la coppia una delle più autorevoli del panorama artistico italiano a cui il Magazine Eventi Culturali, nel 2019, ha dedicato la copertina.

A sx La coppia Mario e Mara Vespasiani, a dx un'opera dell'artista ispirata alla sua Musa
A sx La coppia Mario e Mara Vespasiani, a dx un'opera dell'artista ispirata alla sua Musa

Alla 4’ edizione la rassegna di incontri culturali “Indipendenti, ribelli e mistici”, ideata dai signori Vespasiani: una serie di incontri che si tengono presso lo studio d’Arte di Ripatransone, dove, nel tempo, si sta profilando una figura, quella della “voce fuori dal coro”. Gli ospiti, del calibro di G.Magi , P.Battistel…, argomentano, con cognizione di causa, punti di vista e concetti che forniscono spunti di riflessione importanti e non comuni, non OGM.

Il mistico superato? Bypassato l’improbabile Ulf Buck e la rumpologia  — anche no! —, Vespasiani — questa anche ve la scrivo perché i piace assai: il Magazine Stilus ha dedicato un approfondimento alla sua calligrafia, collocandolo tra i Maestri dall’Arte, tra Klee e Kandinskij, precedentemente trattati — si afferma come una figura controcorrente per preparazione, gentilezza, eleganza, lungimiranza…: in un momento storico in cui sembrerebbero primeggiare haters, urlatori ed improvvisatori di ogni tipo, l’artista, a mio avviso, dimostra come conoscenza, cultura, educazione, etica e spiritualità siano, all’opposto, qualità vincenti.

La pittura di Vespasiani


Durante la telefonata, apprendo da Vespasiani che ha una predilezione per la pittura ad olio — l’acquerello che vidi era un’eccezione —.
Tutto extra ordinario!
Prima di intraprendere un’opera — come un vero e proprio viaggio — l’artista si connette con la propria parte più alta, affinché sia la parte divina a muovere la sua mano; quella di Vespasiani è pittura alchemica, perciò parlavo di creazione di colori e nuances — no al tubetto o barattolo Pret a porter —, espressa attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana.
Come il Myron, l’olio profumato usato durante i crismi, il colore oleoso di Vespasiani ha una valenza spirituale: iniziatica, salvifica, di guarigione…
Quindi, esso si unisce al pigmento e al linguaggio segnico per diventare una trasfigurazione, dove il passaggio di stato è insito nell’unità, nella singola pennellata, quindi, per diventare chiara transustanziazione della composizione. Mentre l’olio edulcora, mitiga la finitezza e le certezze, la sintesi segnica dell’artista scompone la realtà fisica in particelle, che ascendono, in un moto centrifugo, ma, al contrario rispetto al significato attribuitogli dal dizionario, non è disgregazione bensì in ritorno all’uno universale.
Vespasiani ha la capacità di accostare colori così dissimili tra loro, creando solo armonia, una vera e propria euritmia, quasi un architettura cromatica divina, direi — Mattarella stesso definì straordinario il suo uso dei colori  —.
Un'opera di Mario Vespasiani (sx) ;Mattarella che ammira le opere dell'artista di Ripatransone
Un'opera di Mario Vespasiani (sx) - Mattarella che ammira le opere dell'artista di Ripatransone 

 
Insomma, capace, buono (perché non manca di guardare con attenzione le opere di bene; nel 2000, grazie ad grande evento organizzato da lui nella sua città in favore della Croce Azzurra, un catalogo ed un’asta, fu possibile acquistare un’ambulanza nuova…) e avvenente mi fa gridare — Kalokagathia! (un concetto nato nella Grecia antica che indica l’ideale di perfezione fisica e morale) — in un periodo storico in chi ahimè non l'argivo termine  può sembrare astruso, ma lo sono parole come morale, etica, misticismo e non selfie.
Però c’è una nuova “dottrina”  da non sottovalutare! L’interpretazione dell’emoticon.
     Cattiva io? Tristemente realista.
Eppure non scorata! Finché ci sono indipendenti, ribelli e mistici.


Le opere di Vespasiani in dialogo con quelle di. Goya (sx) - un olio di Vespasiani


Superman, Iromen, Spiderman… superati! Io scelgo Mario Vespasiani, il Gentleman in the world of art.
Parola di Maria Marchese. Alla prossima.


 


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