Ma è una storia vera?... diceva un nota pubblicità: è Soul silver on the sky, lo spazio in cui Angelo Monti alLuna la propria felicità. Qui non c’è il mago — o forse sì —, Silver Surfer e tanto meno Sailor Moon, bensì la costante ricerca di una letizia giallo cadmio. By Maria Marchese

Soul silver on the sky è il microcosmo artistico creato da Angelo Monti, fatto da tele e sculture che custodiscono il senso del viaggio del ritrovamento della felicità. L’artista Comasco riesce a coinvolge il pubblico esattamente lì, dove “C’era una volta la felicità”. Ed essa torna a splendere. 

 

Angelo Monti, artista, autore di Soul silver on the sky
Angelo Monti, artista, autore di Soul silver on the sky 

A cura di MariaMarchese



Il Maestro Basho , in un noto aiku, sprizza gioia da tutti i pori perché, bruciato il tetto della sua casa, può vedere la luna, Ryûho Okawa la attinge e travasa da un lavatoio, Astolfo ci va spedito per riprendere il senno di Orlando — trovandoci anche le lacrime e i sospiri d’amore, l’ozio, il tempo perso nel gioco, i desideri irrealizzati, i doni fatti con speranza di ricompensa, il denaro dato in beneficenza, la corruzione della Chiesa —, racchiuso in un’ampolla perché allo stato gassoso, come tutti i fuggitivi senni — qui mi viene da “infliggere” una piccola boutade sullo stato gassoso dei senni, oggi… — ; Angelo Monti, invece, nell’argentina sfera nottivaga —eeehh… che parola raffinata nottivaga, e che splendida lingua abbiamo: amiamola! — vi alLuna — carino anche il gioco di parole — uno spazio su misura, dove trova la felicità.

L’inglesismo con cui lo definisce, non so il perché, mi rimanda all’idea del supereroe del fumetto, del manga o del cartoon — Silver Surfer un umanoide trasformato da Galactus  in un super-essere dalla pelle argentata, che si sposta nello spazio con un’imbarcazione simile ad una tavola da surf, dagli ovvi superpoteri ; mentre Sailor Moon, anche lei, indiscutibilmente dotata di mirifiche doti extra terrene, protegge la terra —… sarà per assonanza luna – moon – silver e quella dose di english; altro però è vedere le opere di Monti, che racchiudono una sana dose di poesia, a tratti malinconica, a tratti amena, di uno spazio surreale sia pittorico che scultoreo.

 

Come conosco Angelo Monti

Una conoscenza comune mi invia le foto di alcune opere di Monti, descrivendomelo come una persona molto timida e riservata; le guardo: mi piacciono.
Gli gira il mio contatto ed Angelo mi scrive, senza nemmeno sapere il perché.
Ci sentiamo, dopo poco tempo, telefonicamente, poi, viene a prendermi per portarmi nel suo studio — scopro che vive ad un tiro di schioppo da me —.

 

I viali alberati di Soul silver on the sky - Angelo Monti
I viali alberati di Soul silver on the sky - Angelo Monti 

Nello studio di Angelo Monti: Soul silver on the sky

Vedo composizioni scultoree grandi — ne parleremo dopo — e grandi tele; c’è tanto, tanto giallo, in queste ultime… non giallo limone, nemmeno giallo Napoli o Flax, imperiale o Chartreuse — eh sì! Ce ne sono per tutti i gusti e potrei andare avanti, ma di questo Chartreuse devo raccontarvi: molto simile a un giallo evidenziatore, lo Chartreuse, o giallo Certosino, deve il suo nome al celebre liquore nato nel 1600,composto dal oltre 130 erbe, la cui ricetta è ancora oggi segretissima, prodotto dai monaci certosini della Grande Certosa di Francia. — bensì…
     Che giallo usi?? — chiedo a Monti?
     Giallo cadmio – mi risponde.
Cadmio, cadmio…
Quella “giallitudine” viene messa ancora più in risalto dal grigio argentato che imperversa sui quadri; Monti utilizza questo binomio – per me vincente — che nelle opere si trasforma.

—In cosa? — chiederete?

I soggetti sono paesaggi con lunghi, surreali e suggestivi viali alberati e in essi “C’era una volta… “…

     C’era una volta cosa, Marchese? — mi incalzerete voi.

     Non so — vi rispondo — questo lo scopro quando arrivo alla parte scultorea di Monti.

Intanto, mi addentro tra quel viali, nei quali non ho alcun presagio negativo — non salterà fuori il lupo e nemmeno sentirò  “Hey – “Ho! Andiamo a lavorar” dei 7 nani, men mi troverò di fronte la casa di Holda, di Hansel e Gretel —; il pennello di monti non impazzisce alla ricerca della perfezione  oppure minia, in maniera certosina, piccoli particolari; all’opposto scorrere su questi spazi minimali, che potrebbero sembrare crepuscolari, eppure c’è quel quid sospeso nell’aria, quell’assurdo dato da ombre improbabili, che sono esattamente lì a ricordarti che quella è la via, come la pennellata, calma, distesa lunga. La stessa anima il rigoglio delle piante, prive di foglie, ma dalle chiome carnose, come un puff di zucchero filato. Monti, al massimo, picchietta la punta del pennello, intrisa nel colore, per riempire, rimpolpare gli elementi. Poi, si sente quel vento, lo si desume dalla flessione dei fusti e delle chiome; l‘artista, però, lo declina — proprio come si fa con un verbo, un sostantivo o un pronome — adattandolo a quel cammino, in funzione di quel luogo dove “C’era una volta”.

Monti prepara la tela, in precedenza — “bibidibobidibù” : magia… non vi spiego come per preservare quest’ atmosfera di fiaba e sogno —, in maniera tale che i colori brillino, si accendano, risultino vividi, così, l’argento edulcora il grigio ed il grigiore, facendoci un po’ capire che saremo dei nuovi Neil Armstrong.

Poi c’è quel giallo cadmio…

Nooooo… Monti non lo mangia — ahahah! C’è chi sostiene che Vincent ne fosse ossessionato a tal punto da arrivare a mangiare la pasta gialla dai tubetti di vernice, convinto che ciò gli avrebbe portato la felicità — ma lo sceglie, come “portheur de bonheur”.

Piet Mondrian in Broadway Boogie Woogie, Amedeo Modigliani in Portrait of a Young Woman, Monet in Water-Lilies, Edvard Munch in The Sick Child, poi, appunto, Van Gogh, Mondrian, Mirò… optano per questo colore; addirittura, lo fa la sindrome nipponica di ItaiItai  (alla lettera “Aia Aia”), diagnosticata da Noboru Hagino (che per aver trovato e rese pubbliche le cause si tirò contro tutti quelli che avevano interessi economici — è una storia lunga, leggete premendo Itai Itai — finendo reietto, depresso e alcolizzato).

     Ma il risvolto giallo cadmio della sindrome giapponese non ci piace, vero? Noi vogliamo cose belle! —.

Non è una domanda la mia.

Soul silver on the sky, Angelo Monti, tra pittura e scultura
Soul silver on the sky, Angelo Monti, tra pittura e scultura 

 

Arriviamo quindi alla parte scultorea

Affermare che la parte scultorea di Monti sia Soul silver on the sky è inesatto: i dipinto vi fanno parte, fanno parte del “C’era una volta”, del sogno, dell'utopia, che, nella realtà, tale non è: lì, infatti, Angelo sta bene, è felice.
Quando atterro — Armstrong ricordate? —, mi trovo in questa fantomatica città, villaggio… perché presumo e sento —  in questo Monti vince la sfida — che il modulo realizzato faccia parte di un’architettura plastica umana, aliena, della favola o del sogno, collettiva, nel senso che la vivo come facente parte dei “soulsilveriani” —? —.
È esotica di un esotismo fantastico e gli indigeni hanno lineamenti bel lontani dalla perfezione classica; peraltro, il loro corpo è altro — una casa, un’imbarcazione, che simboleggiano, forse, il viaggio sicuro è il ritorno, partenza e tornanza, non nell’ignoto, bensì in quello spazio dell’assurdo, circoscritto ma non circoscrivibile, dove le leggi sono “Montiane” — dal realismo.
Il cadmio però non c’è: prevalgono verde, blu e silver (argento), il trait d’union con le tele, com’e un fil rouge, anche se il rosso non è assolutamente presente, l'albero e quell’aria ventosa, che, nel gruppo scultoreo, scompiglia le chiome degli umani.
 
Soul silver on the sky - Angelo Monti - parte scultorea
Soul silver on the sky - Angelo Monti - parte scultorea 


In conclusione
Artista capace sicuramente, dalla personalità artistica decisa, ma sfacciatamente discreta — non urla, spacca, scoccia banane… — ma “semplicemente” (parola bistrattata oggi ahimè) prepara la tela, dipinge, impasta, plasma… una realtà alternativa convincente.
 

C’era una volta Angelo Monti che trova la felicità in Soul Silver on the Sky.

 

Alla prossima by Maria Marchese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti