— Shiiink — sentenzia nuovamente la lama della Cristino: questa volta è tranchant e crea un'estasi rapinosa, in cui sommuove, sradica, trafigge, … tra Bernini, Marina Abramovic, Kitchen & Milk, essere E non essere… nel ‘furor d’inclite gesta’.

Furore estatico esprime quello stato rapinoso — l’estasi appunto — interpretato da molti artisti, nei più disparati modi e contesti. Continua la saga che vede come protagonista la spatola di Anna Cristino e un petit peux…

 

     

A destra l'artista barese Anna Cristino, protagonista della saga della spatola a cura di Maria Marchese, con l'opera Furore estatico
Anna Cristino e l'opera Furore estatico 

a cura di Maria Marchese

 

     SHIIIINK — esplode la lama.

 

La spatola salta, zampilla, si contrae e, di colpo, si espande, ruba il colore acrilico — lo divora — e lo vomita immediatamente sulle tele poi…

     SHIIIINK — esplode la lama resiliente, vorace, multiforme… ma anche vivace e resultiva, quando ha fenduto il fecondo e teso ventre che ha partorito l’esagenesi “La rinascita ”, e vulnerabile nel concepimento “Maternità ”.

 

     SHIIIINK — esplode la lama, nuovamente, e è tranchant in Furore estatico.

Affilata e perentoria, questa volta la lama della Cristino riassume il concetto, il pensiero, in un’opera dal carattere trino; 1…2…3 sono i gesti consequenziali, come nel segno della croce, 3 — anima, mente, corpo — sono i principi coesi e indispensabili nell’individuo, — 1,2,3 Ste la! — si gridava nei cortili, tra bambini, dopodiché era — Freeze/ghiaccio — tutto e tutti congelati, mentre all’”1,2,3 ex-stasis” —preso con un po’ di leggerezza, anzi levità —, nonostante l’atteggiamento il più delle volte sia composto, si abbandona la fissità, il corpo, vivendo tumulti inenarrabili.

L’estasi infatti — dal greco ex-stasis, “essere fuori”— è uno stato psichico di sospensione e elevazione mistica della mente, che viene percepita a volte come estraniata dal corpo: da qui la sua etimologia, a indicare un “uscire fuori di sé”.

Tra Gian Lorenzo Bernini e Marina Abramovic, latte, lievito — ops levito —.

Il blocco scultoreo "Estasi di Santa Teresa d'Avila" (o Trasveberazione di santa Teresa) di G. B. Bernini e due immagini che ritraggono particolari di quest'ultima.
Il blocco scultoreo "Estasi di santa Teresa d'Avila" di G. L. Bernini (sx) 
Due immagini dei particolari: il volto estasiato della santa e 4 membri della famiglia Corner 


Mentre Gian LorenzoBernini vuole “La Trasveberatain un contesto sacro — il gruppo scultoreo fu realizzato tra il 1645 e il 1652 e collocato nella cappella Cornaro, presso la chiesa di Santa Maria della Vittoria, a Roma —, nella performance Estasi, allestita presso la Sala delle Carceri di Castel dell’Ovo, a Napoli, curata da Casa Testori,  Marina Abramovic sceglie uno spazio quotidiano, familiare, intimo, come la cucina — luogo in cui si confidava, da adolescente, con la nonna Milica —, per rendere omaggio alla mistica spagnola.

L’ Estasi di santa Teresa d'Avila del Bernini è l’opera che più di altre descrive la religiosità del Seicento, nella quale, riunendo in modo armonico la pittura, l’architettura e la scultura, l’artista consente all’osservatore di assistere ad un evento soprannaturale come si trovasse a teatro; la performer invece opta di relazionarsi con una delle più importanti figure del cattolicesimo spogliando l’incontro dalla connotazione religiosa, a favore di una vocazione prettamente spirituale.

3 immagini tratte dalla performance di Marina Abramovic "Estasi", tenutasi presso la Sala delle Carceri, a Castel dell'Ovo (Na).
3 immagini della performance di Marina Abramovic 'Estasi', a Castel dell'Ovo (Na). A sx in basso 'Carrying the Milk', a destra 'Levitation' 


Il manufatto del Bernini è altisonante, scenografico, di una teatralità corale, viscerale, appassionato, commissionato — Eh sì! un particolare non trascurabile, perché Bernini ottiene, con questo incarico e il successo conseguente, la propria rivalsa nei confronti dell’atteggiamento tiepido assunto dal nuovo Papa nei confronti della sua arte, oltretutto incensando la famiglia commissionate Corner, che compare statutaria e in prima fila a teatro, ma puntando a scuotere, convincere e stupire, invero, la  platea, coccolando anche il proprio ego —, prezioso — marmi e doratura a gogò dentro l’edicola riservata alla famiglia —; la Abramovic s’immedesima invece nell’amplesso spirituale raccontato nella biografia dalla santa interpretando lei stessa 3 momenti catartici, in maniera psicologica, essenziale, di una teatralità intimista, che diventano opera vivente, testimoniata da 3 video suggestivi.

Bernini sceglie di rendere plastico il quarto stato dell’anima — nella propria autobiografia, la santa racconta il crescendo in 4 momenti, dalla meditazione od orazione, passando per l’orazione di quiete, seguita dall’orazione di unione e, alfine, dalla famosa “estasi”, stato soprannaturale dell’anima, che accade con l’apparizione dell’angelo e la trafittura.

Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio.»

Santa Teresa d'Avila, Autobiografia, XXIX, 13

Alcuni studiosi della psicoanalisi — tanto va la psicoanalisi all'inconscio che ci lascia… l’erotismo —, come Marie Bonaparte  e Enzo Bonaventura , evidenziano un lato legato alle pulsioni erotiche cogliendo risvolti ambigui e sensuali nella bellezza dei protagonisti — a livello simbolico l’angioletto ricorda Cupido, divinità dell’amore e del desiderio sessuale al pantheon della religione e della mitologia greca — mentre la parola di Renan , in viaggio a Roma, davanti a questo stesso gruppo statuario — Si c'est cela l'extase mystique, je connais bien des femmes qui l'ont éprouvée — e il suo rapporto ambivalente con la religione cattolica avvalorano questa visione terragna o terrigena, tanto quanto i vari Veuillot,  de Brosses, il Marchese de Sade o lo scrittore Veuillot. Georges Bataille salva capra e cavoli parlando di erotismo sacro e sorvoliamo su ipotesi più moderne che possono riguardare il piacere legato al dolore.

La performer serba invece esclude qualsivoglia sfumatura voluttuosa intessendo una veste inconsuntile con le condizioni estatiche di Teresa, che dirime poi in espressioni, colori, gesti, legati ad un misticismo monacale e assoluto, e nella Stanza delle Carceri dà vita all’abluzione che libera dall’immanente, dalle prigioni della carne e della terra.

Lattaia del Vermeer (dx) Carrying the Milk della Abramovic (sx)
L'opera 'Lattaiav di Vermeer e' Carrying the Milk' di Marina Abramovic 


Nelle prime due performance le mani e il campo visivo — orizzontale e ristretto nella prima, verticale e allargato nella seconda — giocano un ruolo determinante; le mani corteggiano il memento mori  — un teschio simbolo della caducità della vita e delle cose effimere, della vanitas — sancendo la limitatezza della materia e l’abbandono di quest’ultima, nel primo atto, mentre le stesse reggono un pentolino pieno sino all’orlo di latte, in Carrying the milk — e il mio pensiero vola al Gianni nazionale davanti al portone che aspetta da un’ora e, allo stesso tempo, alla Lattaia del Vermeer,— adoro — colta in quel gesto consueto che diventa sacrale, evidenziato da un atmosfera rarefatta e silenziosa, carica di quell'acuta osservazione psicologica della realtà quotidiana, che ritrovo nella Abramovic, priva di ogni retorica — fuoriesce quando la concentrazione è tale da causare le oscillazioni dell’utensile, ‘sì che lo sgocciolamento, sottolineato da effetti sonori, diventa il sismografo dell’entità del fenomeno di questi terremoti interiori.

Come la mistica, anche la Abramovic è protagonista di effetti di sollevamento — nel diario racconta del suo incontro con Dio, che s’infiammò al punto tale da farla lievitare mentre preparava una zuppa, durante il lavoro nelle cucine, quindi, davanti alle attonite consorelle testimoni  — in Levitation, celebrando la vittoria di una energia spirituale che guida il corpo verso esperienze nuove e contemplative.

Pur partendo da presupposti artistici totalmente diversi, sia il Bernini che la Abramovic utilizzano elementi extra — scultorei nel primo caso, corporei nel secondo —, comunicano il mistero della santa e i suoi valori preservando una diversità fatta dall’enfatizzazione della perfezione estetica oppure da quella interpretativa, dalla materia che sembra prendere vita o dalla materia viva che perde connotati umani.

La lama, la trafittura e Furore estatico di Anna Cristino.



Rispetto a questo Duo d’eccellenza, Furore estatico di Anna Cristino  è il sisma!

All’inizio dell’articolo ho usato il termine tranchant — tagliente in francese, ma anche deciso —: ecco, la Cristino accantona l’aplomb e defalca, con la sua lama, ogni fissità, la gravità, sradica, sommuove zolle dormienti con veemenza, disequilibra, anche, perché la mezza misura qui non esiste — è furore, brama —.

Come in Estasi della Abramovic, l’artista opta per una trinità, ma pittorica: il trittico è un sintagma coeso in cui Anna distrugge il metro quadro umano — krash! —.

Questa immaginaria frantumazione sembra contaminare la campitura che diventa polverosa — ben lontana dalla politezza dei marmi e dei bronzi della Trasveberazione di Gian Lorenzo Bernini — e quella polvere, così umorale, materica, confusa, mette in risalto una Teresa agnostica — o forse no — che non levita ma sembra più in preda ad una possessione.

Persisi, dilaniati dalla lama, tempo e spazio lasciano il posto ad una realtà apolide, laddove l’estasi si consuma in un istante, breve quanto la pronuncia delle parole ovunque e eternità, immediata quanto il tempo di asciugatura del colore acrilico, reale quanto l’imperfezione.

Tra luce e buio, bianco e nero, una donna — Teresa, Minerva, Afrodite o la lattaia — perde ogni controllo umano, vivendo un’ascensione repentina.

L’anatomia quasi cruda che contraddistingue la Donna Cristino, dalle polpe turgide e fiere, sulla cui pelle la spatola ha inferto ferite e virtù, nelle 3 tele si flette sino allo stremo, danza con Dio — o con lo spirito santo, un angelo oppure un uomo — per godere della trafittura in prima persona. La Cristino, con una gestualità decisa, riesce a conferire alle composizioni un crescendo e decrescendo di tensioni in grado di essere colte appieno all’osservatore, che si ubriaca della joie de vivre, così elettrica.

 

„L’amplesso non è qualche cosa di simile all’eucaristia?”
                                Novalis
Georg Friedrich Philipp Freiherr von Hardenberg, alias Novalis, poeta, teologo, filosofo e scrittore tedesco, nella frase sopra citata si pone un quesito e si dà la risposta: sì, l'”amplecti”, ossia l'amplesso, la congiunzione, celebra un rendimento di grazie.
E per citare anche Foscolo: l’estasi nata nel furor d’inclite gesta lascia intonsa l’integrità umana.

Sono estasiata!
 

 

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