"Scrivo t,amo” di Maria Marchese: il pensiero poetico alternativo che “rivoluziona” l’eros e il mondo - di Abderrahim Naim
Il prof. Abderrahim Naim approfondisce un aspetto non comune che riguarda la visione dell'erotismo della poetessa Maria Marchese: la 3' raccolta poetica "Scrivo t,amo", secondo Naim, costringe l'uomo a mettersi in gioco in maniera più completa, più intima e profonda, per raggiungere un piacere che è reale amplesso.
Maria Marchese, poetessa, curatrice e critica d’arte |
a cura del prof Abderrahim Naim
“L’erotismo attrae per ciò che nasconde”, scriveva Jean Claude Bologne
nella sua Storia del pudore.
Nata nel 1974 e originaria della città di Como, Maria Marchese è un’autrice e critica d’arte italiana completamente assorbita dall’arte e dalla poesia: si esprime brillantemente attraverso il linguaggio poetico e si avvicina consapevolmente al mondo dell’arte.
Dopo le sue due opere “Le scarpe rosse – Tra tumultuoso
mare e placide acque”, 2017, e “Fragilità poetiche”, 2022, la penna
della Marchese si rivolge al verso erotico, come proprietà poetica intrinseca in
ogni forma d’arte e nel quotidiano; la scrittrice ne coglie l’essenza e la
trasforma in una sfera amorosa profondamente segnata da un’evocazione
dell’istinto sensuale.
Scrivo t,amo - Maria Marchese |
“Scrivo t,amo” — ti scrivo, ti amo — incensa un
immaginario plastico costituito da poesie molto ben curate che si insinuano nella
mente del lettore, suggerendo molteplici pensieri e interpretazioni.
La rivoluzione in atto in Marchese, se di rivoluzione
vogliamo parlare, passa attraverso questa presenza “ingombrante” dell’erotismo,
che sconvolge apparentemente il lirismo poetico ma, di fatto, ci costringe a
ripensare e rivedere sia il rapporto con l’altro (direi con l’altro sesso) sia
la comunicazione letteraria stessa, il suo fine oltre che i suoi mezzi.
La Marchese riesce in questo intento: ci fa
comprendere come si possa arrivare alla carne solo attraverso la ricerca delle profondità
dell’altro, i suoi versi colorati infatti esaltano e rendono lieve l’esistenza
carnale e la poesia diventa una “gioiosa accettazione del mondo”.
Va sottolineato che desiderio vitale ed essere si
intrecciano, susseguono e alimentano a vicenda, nell’opera poetica di Maria
Marchese, così il corpo umano, con le sue parti erogene, diventa la traccia più
tangibile dell’Io. Questa sua poesia così sensuale ci fa pensare all’erotismo
baudelairiano della raccolta “ Les fleurs du mal ”,
della quale possiamo leggere poesie come “Gioielli”, “A chi è troppo
gay” o “Le donne dannate”.
Baudelaire
, il cui stile scrittorio raffinato ci riscalda, con le sue opere ci consente
di prendere coscienza di un altro modo di contemplare l’universo, e che il trasponibile,
sotto forma di parole letterarie, poetiche, drammatiche o plastiche, non appena
acquisisce una certa originalità, deve attirare la nostra attenzione; allo
stesso modo, questa poetessa, di cui non conosciamo maestri ammalianti, si
lancia con passione in un’arte poetica che vela e svela, costruisce e decostruisce
le forme che propone per farle precipitare frettolosamente in fiamme. Tra i
suoi versi, si assiste a questo vivo conflitto, in cui la realtà, nella sua
crudezza, nei suoi turbamenti e imbarazzi, cessa d’improvviso: la parola allora
si impone come metafora dello spirito, trasformando il reale e diventando forma
espressiva coraggiosa e voluttuosa.
Le sue poesie sono sintesi di una ricerca incessante
di un’idea sfruttabile per trasporla nella sua arte e andare oltre, per
raggiungere un’opera assoluta e un ideale estetico.
Esprimendosi attraverso il ritmo, l’armonia e l’immagine, la
Marchese risponde certamente a profondi impulsi che provengono dalla sua
immensa cultura, dal suo intenso sè ma, soprattutto, dal suo urgente
bisogno di esteriorizzare un mondo di immagini che ribolle nel profondo del suo
essere e che affiorano in forma vaga e onirica.
Questo terzo libro di Maria Marchese raccoglie 58 poesie che
affrontano il tema dell’amore erotico; sei, peraltro, sono state tradotte in
lingue straniere da professori, artisti e critici d’arte di nota fama tra cui Arjan
Kallco, autore, poeta e professore all’Università di Korca, Khira Jalil,
autrice, poetessa, artista e critica d’arte marocchina, Maribel De Alba
Fernández, artista spagnola. L’autrice sceglie di annichilire il senso
della fine fregiandolo con due inizi: si parte da una genesi per arrivare al
culmine, la poesia “Annuire pallido e assorto”, scritta a 4 mani con
l’artista sinestetico e intellettuale Angelo Orazio Pregoni e tornare ad una nuova genesi. Sono quindi 2 anche i
prefatori: lo storico e critico d’arte ValerianoVenneri e lo Chef stellato milanese Tano Simonato. La copertina stessa
suggella il suo legame con l’arte: nella foto la critica d’arte indossa una
delle opere in seta dell’artista di Assisi Nino .
“Scrivot,amo" è un viaggio sensuale, una collezione che lusinga i sensi, dove tutto sarebbe solo bellezza e voluttà. Le poesie di questa raccolta rivelano il genio di una poetessa intrappolata nelle sue fantasie, i suoi versi ci immergono nelle profondità dell’animo umano, alla ricerca di un’arte assoluta. Vi invito pertanto a leggerle con piacere.
Abderrahim Naim vive a Béni-Mellal, in Marocco. Di lingua madre araba, è docente di lingua francese e dottorando in “Letteratura e arti”, Master in “Letteratura e cinema” all’Università Sultan Moulay Slimane (Béni-Mellal), docente di comunicazione all’Istituto ISJMA ( specializzato in giornalismo), corrispondente per anni del quotidiano nazionale “l’Opinion” in Marocco. Ha imparato l’italiano in Italia dove ha vissuto e lavorato durante un certo periodo.
Commenti
Posta un commento