Little child rent: il no di Pregoni alla locazione dell’infanzia come spazio abitativo di vuoti interiori e smaltimento grandi rifiuti

Little child rent è il titolo dell'ultima serie di opere di Angelo Orazio Pregoni: rappresenta una forte provocazione sicuramente. Ma l'artista sintetizza in maniera decisa una serie di riflessioni sulle debolezze umane. Oltre a questo, rimangono 3 tele di grande pregio che ritraggono l'inizio, la parte più vera e incontaminata, la parte dell'individuo che va preservata in maniera scostumata. 


               a cura di Maria Marchese


 

Angelo Orazio Pregoni, Genesi Green & Hope GG&H, serie Little child rent di Angelo Orazio Pregoni

Attraverso una trinità pittorica, Angelo Orazio Pregoni taglia un cordone ombelicale plausibile, ma sterile. Esso trasforma il bambino nel metro cubo umano, dimora di input emozionali normali, che sono, invero, assiomi personali, il cui valore pesa quanto le notizie di cronaca, spesso di parte, forniscono una realtà fuorviata.

Si potrebbe accusare l'artista genovese di essere il profeta di uno spazio, che distrugge e dissacra un pathos genuino; invero, l’intellettuale mette in gioco dapprima se stesso, per abbracciare una serie di riflessioni neutrali e analitiche, nelle quali la nuova vita è quel provvisorio “amplexus”. Qui, s’intrecciano la fame d’amore, l’oggettivizzazione di una virtù viva, il desiderio di possesso, la necessità di autoaffermazione…

Il prezzo da pagare, per goderne, corrisponde al dolore che si prova, nel momento in cui queste condizioni franano, per molteplici ragioni.



“Noi non siamo esseri umani che vivono una esperienza spirituale. Siamo esseri spirituali che vivono una esperienza umana.”

           Pierre Teilhard de Chardin   




Pregoni rifiuta e il totalitarismo sociale e il pantheismo induizzante: il primo sfocia in un termitaio, in cui ci si evolve per stigmergia, ossia si agisce per marcatori, riproducendo medesimi atteggiamenti all’infinito; il secondo produce l’assorbimento totale dell’individuo, in un contesto altrettanto spersonalizzante, seppure dal carattere mistico.


Utopista o ottimista beato, l’artista genovese decide, oggi, con la serie triadica “Little child rent” di afferrare una provocazione, che è memoria ancestrale di molteplici fragilità, insite nell’individuo, e, nel contempo, annullare quel “quid pro quod”, latente nel lato intimo dell’uomo.


Attraverso la sua cifra esecutoria, sottile ma efficace, crea una visione esclusivamente artistica e unica, nel proprio genere: riesce, così, a dimostrare un’ascensione sociale.

Pregoni, infatti, elabora un intuitivo idioma segnico/cromatico, evocazione di milieux umani, intrisi di pregnanze poliglotta; essi parlano direttamente al ciglio, suggestionandolo addentro inquietudini e docilità gestuali, imporporate da ricercate variazioni cromatiche, che mutano, nelle mescite stesse, tendendosi e rilassandosi. Le atmosfere di Pregoni fascinano, medesimamente, le narici, conturbate dall'esotismo di terre esperienziali altre, nonché il palato, che gioisce, nel gustarle; invitano, poi, l’orecchio, ad un ascolto attento e profondo di suoni riflessivi, specchio di rivisitati equilibri antropomorfici. L’impatto, sull’osservatore, è tale da allontanarlo da una realtà chimerica, permettendogli di toccare, con mano, la presenza reale di un immaginario “immorale”. Con la serie “Little child rent”, Angelo Orazio Pregoni districa, infatti, babelici e contorti nodi emozionali, mentali, sociali… che asserragliano e asserviscono la neonata vita. Imbibe il pennello, che rimpolpa la creatura, e, mentre la mano lo guida, intessendo, da un nulla cosmico, l’incarnato, tra un Grave – lento o solenne, un Largo – Altero, largamente…, un Adagio, un Andante moderato, un Allegro, un Vivace, un Presto… appare un componimento estetico, i cui tempi sono scanditi da un metronomo personale, che vivifica una metodica brada e costituita da irregolarità.

Yellow spring & touch YS&T, Creamy taste & fusion CT&F, serie Little child rent di Angelo Orazio Pregoni


Nel trittico, il bambino viene ritratto, abbracciato da una salvifica cecità: lo sguardo serba, così, l’innocenza della non conoscenza o, al contrario, l’onniscienza. La postura ricongiunge con un ideale di totale “affido”. Nella terza opera della serie vi è un unico elemento “alieno”: una mammella o un pettorale, che ricorda, nutre e riempie la guancia e, assieme agli accordi caleidoscopici, suggella il senso e la continuità dell’intera produzione artistica di questo periodo.

Genesi green and hope - GG&H,      Yellow spring and touch - YS&T,  Creamy taste and fusion – CT&F, questi i titoli, vedono l’intellettuale genovese aspergere un erede, assolto dal peso di ogni prospettiva anacronistica.

"Affitto deriva da “effigiare”: rappresentare con un’immagine, raffigurare, ritrarre. Quello che si paga, dunque, per trattenere una sensazione che ci sfugge. E anche i dipinti dei bimbi sono in affitto: quando li guardi, ma anche quando li dipingi, e quando ti emozionano… e quando ti svelano le tue fragilità!"

 

 

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