Strabismo di gender: Angelo Orazio Pregoni e l'eccezione, come celebrazione della vita
L'asimmetria è insita in natura, quindi la domanda "L'eccezione conferma la regola opporre è l'opposto?", di Primo Levi, fa rifletteree. Nelle opere di Pregoni spicca questo marcato strabismo, che diventa... vediamo oggi cosa significa per l'artista questo vistoso difetto.
a cura di Maria Marchese
“ … come lui era, incapace per … “
(la virgola con
funzione di due punti)
Angelo Orazio Pregoni
Con religioso rispetto, rubo una frase, da “Prima che il peggio accada” , di Angelo Orazio Pregoni . La figgo, indi, e sulla carta e nella mente, come “inciso” , per inoltrarmi dentro una “smarginatura” esperienziale, che è lacerazione della rispondenza e del calcolo, costituisce lo strappo della pagina socialmente, storicamente redatta, e, perciò, accettata.
Quel particolare uso dell'interpunzione è solo l’acme di
un’asimmetria, propria della personalità dell’autore, che sovverte il pacifico
status quo: il dettaglio infinitesimale, d’emblèe, infatti, ghermisce il ciglio
e lo avvince addentro un’apparente dissonanza. In quel diastema, le
dita del pianista scivolano, premendo, simultaneamente, due tasti
attigui, che emettono un “vagito gutturale” , mentre lo sguardo
avverte quello scivolìo improvviso. Un immaginario campanello, allora, suona:
è un allarme?
“Dring! “ … di fatto, è una sveglia, che
scandisce il momento dell'uscita dal letargo. In quel preciso istante Angelo Orazio Pregoni non spezza il sogno, “sed educat” , da
fuoriclasse, l’individuo, a calpestare un eden o un caro fìo,
profumato di un quotidiano surreale così graffiante e, nel contempo, così profondo
da destabilizzare. Da lì, il passo seguente è la fuga o, al contrario,
l’affascinazione; il più delle volte, l’inconsueto respinge in favore
della certezza, in altri casi, dona esperienze “extra – ordinarie” .
“Le dita del pianista” sembrano sfuggire al
controllo, anche nelle sue tele.
L’accento caduto, come una creatura angelica, dileguatasi
dal Paradiso, un potenziale Matto, quindi, genio o demone, una peccaminosa
unghia, laccata di rosso, che incide l'eburnea e pura carne, nelle opere
di Pregoni viene, da lui, indovato, tra le parentesi, che custodiscono quella marcata difformità degli
occhi.
Vi sono difetti che, sapendoli ben adoperare, fanno
miglior figura delle virtù.
L’artista frappone l’ impertinente virgola, fra le sfere oculari, in ogni singolo volto, e essa, filiforme e curvilinea, ivi,
si insinua e sottolinea, con eguale, efficace sottilità, la frantumazione
di realtà pregresse, preconfezionate, pre…
Angelo Orazio Pregoni lumeggia, in tal
modo, l’eccezione. Ma l’eccezione conferma la regola o la rende dubbia?
Pasteur, nel 1948, studiando le proprietà di un composto
molto noto agli enologi, scopre la chiralità. In rapida successione,
poi, il russo Aleksandr Michajlovi Butlerov, Friedrich August Kekul von Stradonitz, Jacobus van’t Hoff, Joseph Le
Bel, Emanuele Paternò… fino a Giulio Natta sondano un suolo inesplorato, mescidando
molecole, e arrivano ad una conclusione inattesa: la natura compie delle
scelte, delle vere e proprie rotture di simmetria.
La mano di Botticelli dissimula le due preziose “gemme” della Venere e esse seducono l’atmosfera e il mondo tutto; lo strabismo di Venere è una forma, appunto, di chiralità. L’opera “Cada_veri “ , l’intero spicilegio della serie “Gender” , nonché la nuova serie “Etnia” affermano la loro “eteroglossa dignità” , con quel comune denominatore: una sfera sgranata, piena, e una più timidamente schiusa polverizzano “il binario” , la retta via, ‘sicché l’individuo abbia la squisita possibilità di deragliare, tra virtùte anagogiche di un virile femminino e di un muliebre fanciullo, laddove il concetto di opposto è antitetico rispetto alla sacralità della vita. L’inconsapevole ritualità stessa, con cui la mano dell’artista riempie le forme di grazie e peccati delle “nasciture presenze” , in un susseguirsi di tocchi e affondi, sinossi e narrazioni segnico/tonali… sembra rispecchiare la simbiotica celebrazione della vita insieme con la difformità: il caos gestuale, solo superficialmente ignoto, senza spiegazione alcuna conduce ad un’apparizione di “senso incompiuto” .
Mentre chiari lineamenti sanciscono il termine dell’opera,
quindi, ha inizio un viaggio intimo e introspettivo, che va oltre la
figura: ivi, si entra, perdendo la propria identità formale e mutando,
allora, in privilegio apolide e erratico, attraverso suoli
conoscitivi adombrati. Quell' inusuale sguardo concilia e la
presenza dell’io e dell’alter e dell’io alter, celebrando una
danza tribale, come tribale, primievo è l’alfabeto
tecnico/compositivo dell’artista genovese, elargizione di una speculazione
conoscitiva indoma.
Quando Emmy Noether, probabilmente la più grande matematica mai vissuta, nel 1918, elabora il teorema che stabilisce che in corrispondenza a ogni simmetria continua delle leggi fisiche vi è una legge di conservazione e Steven Weinberg afferma, nella sua Dirac Memorial Lecture , del 1986, “At the deepest level, all we find are symmetries and responses to symmetries” (al livello più profondo, tutto quello che troviamo sono simmetrie, e risposte alle simmetrie) , Primo Levi, fermandosi, umilmente, sulla soglia del tempio degli illuminati, ne “La simmetria e la vita” , contempla come l’ipotesi dell’evento singolo, dell’una tantum, non sia simpatica e non porti lontano, ma, non potendo essere esclusa, seppur fragile, è costantemente presente nella materia viva, e è, forse, necessaria evolutivamente, affinché non subentrino «errori» spaziali nella costruzione delle proteine. Se la si considera come una metafora, che abbraccia valori più ampi, ci si domanda, anche, se, per la conservazione sia, invero, indispensabile quello “sgambetto” ?
Angelo Orazio Pregoni non ha sicuramente questa risposta, ma ne fornisce una, fatta da sfumature “terraquee” che delineano gli interstizi della psiche, gli angoli oscuri e remoti dell’anima, le verità perfette ma difficilmente ammissibili… che, come flebili sussurri sfiorano gli orecchi: allora, lo stridore iniziale, prodotto dalle dita, premute, per volontario errore, dal compositore Pregoni, hanno la forza di reclamare la verità di una medesima medaglia.
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