L'anima materica di Angelo Orazio Pregoni: la più raffinata delle tradizioni artistiche spazza via il politicamente corretto.
Pregoni ha una personalità irriverente tanto quanto capacità artistiche raffinate: conosciamo meglio l'artista sinestetico attraverso le competenze dello storico dell'arte Valeriano Venneri e della curatrice Maria Marchese.
a cura di Valeriano Venneri e Maria Marchese
Angelo Orazio Pregoni entra, nel panorama artistico italiano e internazionale, con delle tematiche forti, sia da un punto di vista ideologico, sia guardando all’ambito della tecnica pittorica: nelle sue creazioni, infatti, non c’è molto spazio per il politicamente corretto e si può, chiaramente, “approfondire” la riscoperta e, quindi, l’utilizzo di pigmenti, di colori, di leganti e di stesure di preparazione della tela non più utilizzate nell’attualità; esse ritrovano, con l’artista genovese, una vigoria alettante e un significato originale. I lavori artistici sono completi: preparazione meticolosa della tela, applicazione di colle speciali, che tendono a risaltare o a minimizzare alcuni dettagli, la composizione pensata e pausata, e, infine, la cornice, costruita, “ad hoc” , da Marco Ventura, si adatta all’opera dell’artista, diventando un elemento essenziale e non solo mera decorazione.
Questa’ “apparizione” ha i connotati tanto dell’innovazione, quanto della tradizione: parliamo di composizioni originali, eclettiche, eseguite con tecniche tradizionali, che lo avvicinano alla corrente del Manierismo, per fare alcuni nomi di Rosso Fiorentino, di Pontormo, o, anche, del Parmigianino. Non rifiuta, invero, il contemporaneo: la creazione di installazioni imponenti e provocatorie lo collocano nel panorama attuale dell’arte. La rottura con canoni standardizzati e ripetitivi, avviene attraverso una matericità, fatta di sensazioni ed emozioni, che arrivano, al fruitore, come un profumo forte e penetrante.
Pregoni riempie l’anima con la materia, nella sua arte: la materia diventa, miracolosamente, figura, colore, luce, sentimento, emozione… Questo passaggio di trasformazione o trasferimento, da un’entità spirituale a una materia tangibile, spessa, riconoscibile, adorna il suo mondo interiore, fatto di riflessioni contrastanti e sentimenti profondi, nel quale non trova spazio e posto la banalità. Dare sostanza, vita, personalità a quest’anima, con pigmenti e forme eccentriche e sperimentali diventa il punto più alto e attraente del percorso artistico intrapreso da Pregoni.
Le figure, i ritratti, in Pregoni, hanno una personalità importante; per questo motivo, la figura umana deve essere capita e intesa e interpretata, nella sua corporeità fisica, ma, anche, nell’eccezionale spirituale, che emana. L’essere umano viene inteso, dall’artista, come un soggetto da rappresentare con alacre perizia e meticolosità, per questo motivo egli sceglie e dipinge soggetti reali, persone vere, modelli, che, con il suo pennello deciso e decisivo, possono cambiare e adattarsi al messaggio che lui stesso vuol comunicare. L’elemento pittorico diventa un connubio indissolubile con la materia, che si plasma e diventa forma. Le tele di Pregoni non sono accarezzate: la materia diventa colore e sostanza, atto e potenza, irrompe e rompe, con forme, che non sono precise e ideali. Lui entra nella realtà che vive con la forza e la fermezza delle sue pennellate, che, di volta in volta, possono assumere i connotati della tragedia o dell’esistenza umana.
La forma, in Pregoni, può avere la connotazione di rottura con canoni stilistici storicizzati di equilibrio e bellezza, di provocazione e di riflessione, rispetto a avvenimenti epocali, che stanno modificando, in maniera decisiva, la società; l’aspetto caricaturale, quindi, deformato, allungato diventa testimone di questa trasformazione. L’osservazione soggettiva di figure o elementi oggettivi, la capacità di saper adattare e anche di inventare, partendo da un dato reale, creando una forma o una figura immaginaria, che però risponde alle esigenze artistiche di Angelo Pregoni.
L’approccio o il processo creativo, nell’artista Pregoni, ha un ruolo decisivo: egli parte da un dato reale e arriva a qualcosa di immaginario o ideale.
Avvenimenti storici, personaggi, mutazioni e problematiche sociali e culturali vengono dissezionate, con precisione chirurgica e olfattiva, a naso, esattamente l’organo sensoriale di maggiore importanza per l’artista. Guarda, studia, discerne la realtà, per poi farne un’opera di pregnante rilevanza, sottolineando l’aspetto del messaggio che trasmette, e, medesimamente, la tecnica compositiva.
Il concetto di “syn aisthànestai” (insieme percepire) diventa un trait d’union, che vede una sovrapposizione di molteplici piani, che, nell’autore, è amplificata all’ennesima potenza: l’intersezione di questi ultimi si slatentizza con una complessità non comune, la cui comprensione richiede un’analisi accurata, poiché essi si conturbano, vicendevolmente, pacificandosi, in ultimo, ad estasi raggiunta.
Quel piacere incontenibile, serba, in sé, tutto ciò di cui si è parlato sino ad ora.
Con quanta leggerezza e con che pessimi materiali l’uomo costruisce le sue scuse!
Milan Kundera
Kundera fende una lama, che Angelo Orazio Pregoni affonda, addentro il derma del sistema socio/culturale, per reclamare una rinnovata sceltezza, un ciglio maggiormente selettivo, affinché si possano annichilire quegli elementi mediocri, a cui, sempre più spesso, ha attinto, da un certo punto della storia in poi, l’uomo, per formulare ed erigere una falsa “chiave di volta” , che ha dato vita ad una frammentazione confusa: laddove, appunto, si è perduto il senso più puro dei valori, per poter elargire giustificazioni ad ogni tipo di approssimazione, ecco che la società ha messo su un piedistallo falsi miti, foggiati con “l’oro degli stolti” . Così, l’artista genovese, infigge lo strale, dritto nelle carni di un “superorganismo” , che ha fagocitato le scuse, da Kundera chiamate in causa, e, ormai, si riproduce per osmosi. Angelo Orazio Pregoni nasce come differenza, nel momento in cui esperisce se stesso come profumiere, autore, artista… cogliendo, infatti, le essenze, negli apici “cromatici ” più gustosi e intimi, ne ascrive i “verba” , dove il pentagramma diventa “esagramma” : il sesto rigo è quel sesto senso intuitivo, immaginario pieno, vivido, simbolico, evocativo… in cui fanno all’amore anima, mente, corpo/azione, transustanziatisi in umori aquei, dal tè, al vino, all’urina, fluidi densi e mielati oppure fuggevoli e lievi, nonché tra le setose trame di un polverio policromo, frantumazione di una memoria antica. “Pragmatikòs” d’eccellenza, Angelo Orazio Pregoni destruttura l’attuale “faux elle”, rimpolpando, sulle tele, un venereo pensiero pittorico, in cui pieni e profumati segni scolpiscono i lineamenti di un plastico umano irenico. L’atto estetico appare, mentre la mano esaurisce la sua fatica: inizio e fine conservano la medesima tensione emotiva, dal primo istante all’ultimo, coinvolgendolo in una ritualità esecutoria sacrale, che libera, alfine, una virginalità “sine civitate autem cum civitate nova” , il cui esotismo coincide con l’essere straniero rispetto agli stereotipati detriti.
L’arte di Pregoni giunge nell’intimo di chi la guarda e la contempla, perché la “pulisce” dalle scorie raffinate del buonismo imperante, per mostrare tutta la sua cruda realtà , fatta da aberrazioni ideologiche che, talvolta, diventano morte, dolore e miseria.
Paradossalmente il messaggio può essere positivo, se sapremo leggere la sua Arte, in quanto ci può essere un riscatto reale, se riusciremo a cogliere le dannose contraddizioni della condotta umana attuale.
Valeriano Venneri storico dell’arte e critico
Maria Marchese poetessa, curatrice artistica e critica
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