SERENA RINASCITA-DORIS LISA CONFORTIN - Maria Marchese
SERENA RINASCITA
Doris Lisa Confortin
a cura di Maria Marchese
“La luna sorge al termine della giornata lavorativa... “
In “Canne al vento” , Grazia Deledda racconta degli ultimi raggi di sole, nunzi della fine della giornata lavorativa; i corpi, allora, immaginariamente, smettono di calcare la terra, le mani di essere operose… e sposano, nella penombra argentina, un letto nottivago, ove, frantumato il limite fisico, addivengono a rarefatta realtà erratica.
Doris Lisa Confortin si adagia su quell’impalpabile giaciglio e, come ninfa errabonda, esplora quello spazio inafferrabile dai sensi…
In “Serena rinascita” , col pennello, riempie, dapprima, una fumosa e certa cornice, il cui grigiore rammemora la fermezza del sasso; poi, le setole persuadono la durezza e l’oscurità dei convincimenti a scemare, “ricamando” , via via, la pienezza di morbidi e ombrosi veli di nuvole. Le setole liquefanno quell’integrità, i cui frammenti scivolano, lentamente, sulla fuggevolezza del pigmento oleoso e appaiono, al ciglio, come vaporose levità. Il nero manto, così frantumato, digrada in un gioco di sovrapposizioni, in cui rosati lirismi cromatici si avvicendano a bronzei sapori di terra, e, ancora, a cilestrini nastri e impalpabili, sinché rimangono, unicamente, flebili e bianchi sussurri e il silenzio, mentre, in tutto il proprio splendore, appare un niveo e tondo astro.
Doris Lisa Confortin sembra condurre l’osservatore, per mano, confidandogli, nel riserbo di una pennellata calma e raffinata, il racconto di un cambiamento: la memoria di un “ipse dixit” , che è, alfine, legata ad una “casa” ormai fredda, crolla, e, dal polveroso e confuso stato esperienziale, mentale, fisico… nasce, un luminoso templum.
Nella tela, l’autrice celebra un lavacro in fieri, lumeggiando, in ultimo, un volto, che è inedita alba.
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