LA PRECARIETÀ ABBRACCIA L'ASSOLUTO: MARCHESE HOUSES a cura di Maria Marchese
a cura di Maria Marchese
"La campana del tempio tace,
ma il suono continua
ad uscire dai fiori. "
(1644 – 1694)
La significanza della precarietà, che accomuna le edificazioni di cui è composta Marchese Houses , si polverizza, sprigionando, come lo scivolio di millesimate conchiglie addentro un ligneo bastone della pioggia, la profondità del suono di radici umane e divine.
Nel trullo, apice abitativo eretto affiancando e sovrapponendo il duro sasso e equilibrando con maestria marmoree asimmetrie, vengono indovate difformi simbologie di percorrenze cristiane, pagane e cabalistiche; la Iurta o Gher , invece, affronta la sensatezza della vita nomade, attraverso itinerari costruttivi, che si avvalgono di dettagli materici e allegorici legati alle consuetudini della Mongolia.
Il pinnacolo accoglie diverse interpretazioni, e culturali e estetiche, così come i tratti segnici impressi sulla sommità della costruzione: tradizione contadia, pratica propiziatoria e sacralità si avvicendano, custodite dal mistero serbato nelle mani dei maestri trullai.
La gestazione materna alberga, invece, nella Yurta, che nutre il legame tra la terra e il cielo, concretato dai supporti in legno; essi raggiungono il toonoo (l'anello centrale che soprassiede l'apparentemente fugace abitazione) , sostenuto dalla "hana" (grata in legno di salice). Adornano le pareti e la soglia gestualità scritte di natura sciamanica, preservatrici e foriere di fondamentali rituali ancestrali e salvifici.
Le corde che affrancano strati di cuoio e panno sono composte da lunghi intrecci di crine di cavallo. Sulla sommità della tenda il simbolo dell'amore, coniugale e universale, raccoglie e elargisce la propria benevola forza.
In Marchese Houses, tutto ciò riecheggia e si sposa in una crasi unica, ove il concetto di incertezza abbraccia quello di continuità, annichilendosi vicendevolmente: gemma allora uno spazio esperienziale reale, ove i sensi e il magico addivengono ad un inedito sbòccio, peraltro effigiato dal riconoscimento di entrambi i componenti del connubio di patrimonio UNESCO, odoroso di terragno e superno, d'oriente e occidente.
Marchese Houses affronta un'architettura contemplativa nel cuore della Valle d'Itria: la famiglia attinge la veridicità della terra e la sublima tra le trame compositive dei nuclei, realizzati per raggiungere la sinossi di un'energia poliglotta.
Nel penetrale ostunese la famiglia dispensa trattamenti olistici, attaccamento e rispetto per la terra, dedizione per la cultura e l'arte nonché pregevole sceltezza.
"Ricorda, la tempesta è una buona opportunità per il pino e per il cipresso per mostrare la loro forza e la loro stabilità. "
Superate indi le tormente esistenziali, ciò che appariva fuggevole si trasla oggi in una condizione esperienziale duratura e fondamentale.
Parte integrante del contesto sono le opere del Maestro Carlo Riva .
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