ALLA MANIERA DI MEDARDO ROSSO - CARLO RIVA a cura Maria Marchese
a cura di Maria Marchese
Medardo Rosso affermò:
“Ce qui importante pour moi en art, c’est de faire oublier la matière. "
(A me, nell’arte, interessa soprattutto di far dimenticare la materia)
Il sasso del Lambro abbandona il proprio letto, sposato dall’occhio di Carlo Riva , che, assieme alla figlia ancora bimba, già negli anni '70 amava il luco brianzolo con il proprio animo e la propria predisposizione alla ricerca: l'involto materico lascia la terra indi per affrontare le palme dell’autore di Sirone e significarsi in altre vesti.
“Silenzio.
Graffia la pietra .
Un canto di cicale“
Carlo Riva |
Nella severità della marmorea apparenza, il ciglio dell’artista coglie l'attimo esistenziale, gocciando un “canto di cicale”, simbolico di una naturale inclinazione per l'arte, che dilava la roccia come acqua.
Nascono così individualità esperienziali, carezzate dallo strumento che l’autore di Sirone sembra impugnare e adoperare con estremo garbo: la decisa levità, amabilmente imposta dalla sua mano, plasma invero una delicatezza, in ciò che nasce spesso come realtà sterile e accessibile a pochi.
“Non so se tra rocce il tuo pallido
viso m'apparve, o sorriso
di lontananze ignote.
I volti appaiono quindi ai sensi come pienezza plastica, che serba il segreto delle genesi terraquea e altresì del cilestrino archè.
Carlo Riva frange il limite segnico, sorradendo il nucleo sensibile con risoluto e altresì amabile tatto: appaiono allora epifanie, sospese in un diastema esperienziale, penetrale di una dissolvenza concreta.
L’ “hŏmō” latino, legato a hŭmus ‘terra’, abbraccia l’equivalente greco ànthrōpos, addivenendo indi morphos del ricongiungimento all' "Uno" primievo universale.
"Un ammasso di roccia cessa di essere un mucchio di roccia nel momento in cui un solo uomo la contempla immaginandola, al suo interno, come una cattedrale. "
Carlo Riva dirime così la successione compositiva roccia e individuo, completandola con la significanza della cattedrale: il sintagma allora procede verso l’assoluto nulla, pantheon sacrale di possibilità illimitate.
" Il pane per me è una questione materiale. Il pane per il mio prossimo è una questione spirituale."
Nikolaj Aleksandrovic Berdjaev
L’artista lombardo sottolinea nelle proprie manifestazioni artistiche la sostanziale differenza tra nutrimento per il corpo fisico e quello rivolto all'interezza dell’essere umano: depone infatti al cospetto dell’osservatore la pienezza di un atto estetico vivo e vivificante, nell’ottica di un’esperienza totalizzante.
Attualmente i figli Anita e Stefano Riva si occupano del patrimonio artistico dell'eclettico autore.
Alcune delle opere si trovano presso la residenza Pugliese Marchese Houses
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