"PONTE DI BARCHE" AGOSTINO CALIGIURI a cura di Maria Marchese
Ponte di barche
Agostino Caligiuri
a cura di Maria Marchese
"LA GEMMA"
Non è più sul fiume
non è in città
non è sulla carta
il ponte che era
il ponte che eravamo
abituati ad attraversare
il ponte
l’ha gettato nel fiume la guerra
come una signora
la sua gemma azzurra
da sopra il Titanic.
La guerra è un'acre mano, che divelle materia, vita e spirito...
Dunya Mikhail, poetessa irachena, conosce bene questa realtà e per i suoi scritti, che denunciano le atrocità di quest'ultima, è costretta a lasciare la propria terra.
L'autrice parla di quel ponte franto e Agostino Caligiuri ricorda, dapprima, i ponti distrutti lungo i fiumi, durante il secondo conflitto mondiale, per generare, poi, un'ovazione digitale nei confronti della capacità di ricostruirne di nuovi, con prontezza.
Il digital artist ferrarese doma con estrema sensibilità e decisione la materia "algoritmo" e la concilia tra picchi e abissi segnico/cromatici.
Nascono, in questo modo, flutti ondosi, che involvono l'energia esistenziale, capace di travolgere e coinvolgere.
L'autore ne esprime la viva e necessaria presenza, indovandone l'inquietudine al centro dell'opera; l'occhio dell'osservatore viene infatti catturato addentro il repentino assurgere e morire dei fiotti blu.
Ivi riesce a perdersi... e si ritrova nuovamente avvinto dal gioco di nozze e sovrapposizioni di presenze altre: sono le vele, che narrano la sensatezza dell'essere umano.Mi ricevi
come il vento la vela
ti ricevo
come il solco il seme
È il soffio della vita che riceve quelle trame e ne colma le pieghe, come il solco riceve il seme.
Il vorticoso scorrere dell'esistenza promana quel verso fertile, giovevole perché i veli possano dispiegarsi e unirsi in un'unica euritmia.
L'autore, come un moderno Αἴολος (Aiolos-Eolo), che significato agile, svelto rapido, ammansisce e cavalca l' "infinità" dell'algoritmo per asservirla alla creazione di uno spazio odoroso di ricordo e ineffabilità.
Ivi vi soffia un vento intuitivo e oltremodo profondo, che ama rosee garze esperienziali: esse testimoniano la terra della cordialità, della fermezza nel raggiungimento degli intenti e della sceltezza.
L'autore ferrarese accende altresì verdi motti ondosi, che conciliano l'essenza della speranza, della naturalezza e della veridicità.
"Il cuore di un uomo è molto simile al mare, ha le sue tempeste, le sue maree e nelle sue profondità ha anche le sue perle.
Agostino Caligiuri realizza quella perla, da Dunya Mikhail poetata: ricrea quei ponti umani e divini per addivenire alla pace citata, qui di seguito, da Van Gogh.
"There is peace even in the storm"
"C’è pace anche nella tempesta"
Vincent van Gogh
L'opera era presente alla collettiva genevose ΓΕΦΥΡΑ: tra passato e presente , il cui art director è stato lo storico dell'arte Valeriano Venneri e la cui parte curatoriale è stata seguita da Loredana Trestin e Maria Marchese.
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