"GEOMETRIE E COLORE " SIMONE PANNINI




Simone Pannini - Geometrie e colore

a cura di Maria Marchese


S'io riposo, nel lento divenire

degli occhi, mi soffermo

all'eccesso beato dei colori;

qui non temo più fughe o fantasie

ma la penetrazione mi abolisce.

Amo i colori, tempi di un anelito

inquieto, irrisolvibile, vitale,

spiegazione umilissima e sovrana

dei cosmici perché del mio respiro.

La luce mi sospinge ma il colore

m'attenua, predicando l'impotenza

del corpo, bello, ma ancor troppo terrestre.

Ed è per il colore cui mi dono

s'io mi ricordo a tratti del mio aspetto

e quindi del mio limite.

                           Alda Merini


Simone Pannini dirime gli aneliti di quel respiro tra l'equilibrato vorticare cromatico promanato dai quesiti del proprio io... 

Simone Pannini


L'artista di Firenze, da sempre legato all'amore per l'arte, a 33 anni incontra l'approccio steinariano nei confronti di quest'ultima. 

Comprende, allora, che essa può diventare altresì un lenimento, e sposandola a proprie percorrenze meditativo/esistenziali addiviene ad un connubio intimo globale: il suo microcosmo assoluto entra in simbiosi con quello del fluire universale. 

L'opera "GEOMETRIE E COLORE" nasce durante un periodo di restrizioni e coercizioni sociali ma, per l'autore, coincide con il trasferimento in una zona rurale. Simone Pannini radica la propria essenza in quella terra, che annichila regole e malessere per favorire la liberazione del sé più limpido. 

Lontano dalla tossicità del caos, l'autore riesce infatti a traslare se stesso in un atto artistico, che appare all'occhio dell'osservatore come una danza cosmica dove il big bang torna all'Uno e, come tale, s'apre poi al cosmo. 

Pannini si imprime addentro ogni singolo colore e, vivificatosi in esso, muta in una fenice artistico/esistenziale...

Geometria, dal greco antico "γεωμετρία", composto dal prefisso geo, che rimanda alla parola γή "terra" e μετρία, metria - "misura" , tradotto letteralmente significa misurazione della terra. Secondo Steiner i due segni archetipo primievi sono la retta e la curva; la prima interessa il riconoscimento del bambino nella propria verticalità, intesa come percezione di sé nello spazio, attraverso l'equilibrio e il movimento. 



Lo spazio, in questo contesto, è quello emotivo e esperienziale dell'autore; l'unità di misura che dona forma a quest'ultimo è la curva, in quanto gesto archetipo che trasla lo "scivolare" dell'essere umano addentro le realtà che lo circondano. L'unità spaziale è invece l'immediatezza, determinata dal tempo di asciugatura del pigmento acrilico. 

Dall'ombra, contraddistinta dal colore nero, nella parte inferiore della tela, parte, si eleva e risolve il viaggio pindarico dell'autore: ivi egli si perde, gioca, cerca, si ritrova e torna al proprio penetrale cosmico come pregevole "uccello d'Arabia" , che alia dall'oscurità all' "al di là" . 

L'artista fiorentino in essa indova morbidi accenti cromatici, che pongono l'attenzione sulla significanza di uno spontaneo e ludico gemmare di stati cognitivi e emozionali. 

Essi convergono in mirifiche epifanie, si seducono e "fanno all'amore" , coinvolgendo l'osservatore nell'eloquio tonale. 

Passionalità, meditazione, piacere terreno, innocenza, veridicità, energia... nascono da naturali sodalizi amorosi tra intensità tonali, che partono dalla pura geometria del colore e addivengono a terre cromatiche di mezzo, che acquisiscono una sensatezza propria. 


L'energia promata dal colore arancio avrà quindi origine dall'incontro tra giallo e rosso e evolverà poi in una possanza propria, nata dal digradare nella sfera vibrazionale di un altro tono. 


Così, in quest'opera, accade per altri incontri. 

Come poeta Alda Merini, il colore attenua, predicando l'impotenza

del corpo e la sua finitezza... 

In "GEOMETRIE E COLORE" , Simone Pannini effigia il donarsi della poetessa al colore per frangere la limitatezza della sfera terragna. 

"Lasciami, oh lasciami immergere l’anima nei colori; lasciami ingoiare il tramonto e bere l’arcobaleno"  (Khalil Gibran) 

Questa declamazione di Gibran trova contezza nell'opera di Simone Pannini: quando presenza e assenza, materia e nulla divengono un tutt'uno e permeano  colore e forma accade che s'annichilino nella presenza di una nuova realtà sinestetica. 

L'opera è attualmente esposta presso Palazzo dei Rolli Gio Saluzzo, nel contesto della collettiva ΓΕΦΥΡΑ: TRA PASSATO E PRESENTE,

ΓΕΦΥΡΑ: TRA PASSATO E PRESENTE, a cura di Maria Marchese e Valeriano Venneri, Genova, Palazzo dei Rolli Gio Saluzzo

il cui art director è Valeriano Venneri, storico dell’arte, e la cui parte curatoriale è stata seguita da Loredana Trestin e Maria Marchese. 




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